Corriere della Sera

Petrolio, intesa Opec-russia sui tagli alla produzione

Per sei mesi da gennaio 1,2 milioni di barili in meno al giorno. E il Brent rimbalza del 5%

- Francesca Basso

MILANO Dopo due giorni di negoziati e incertezza l’opec Plus, composto dal cartello dei Paesi produttori di greggio, e i Paesi non-opec (Russia, Kazakistan e Messico), ieri a Vienna ha raggiunto l’accordo per il taglio della produzione. Da gennaio, e per sei mesi, sul mercato finiranno 1,2 milioni di barili di petrolio in meno al giorno. La decisione sarà soggetta a revisione ad aprile.

L’obiettivo è far ripartire il prezzo del petrolio, che negli ultimi due mesi è sceso dai quasi 90 dollari di ottobre di circa il 30%, a causa dell’aumento di produzione di «shale oil» da parte degli Stati Uniti e delle sanzioni a Teheran.

L’accordo non era scontato, tanto che il ministro dell’energia saudita Khalid al-falih giovedì si era detto «non fiducioso» su una possibile intesa, e la definizion­e del taglio era stata rinviata all’incontro allargato alla Russia che si è tenuto ieri. Tra i nodi da sciogliere l’intenzione dell’iran di non ridurre la propria quota perché già sottoposto alle sanzioni di Washington. Alla fine Teheran ha ottenuto di essere esentato dai tagli, così come Libia e Venezuela.

I Paesi produttori dell’opec Plus useranno i livelli di produzione di ottobre come base per applicare il taglio di 1,2 milioni di barili al giorno: l’opec taglierà 800 mila barili e i membri non Opec i restanti 400 mila. La cooperazio­ne a livello Opec Plus ha funziona- to. Il ministro dell’energia russo Alexander Novak ha detto che è «forte come sem- pre», sottolinea­ndo che «è estremamen­te importante mandare un segnale forte e agire con determinaz­ione». Dopo l’annuncio il Brent (il petrolio del Mare del Nord di riferiment­o per il mercato europeo) è rimbalzato del 4,7% a 62,85 dollari al barile mentre il Wti (il greggio statuniten­se) ha guadagnato il 4,1% arrivando a 53,60 dollari al barile.

Nei giorni scorsi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si era detto contrario al taglio della produzione, paragonand­o la discesa del prezzo del petrolio a una sorta di «taglio delle tesse». Di parere opposto i Paesi produttori con economie dipendenti prevalente­mente dal petrolio, come Arabia Saudita, Venezuela o Russia.

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