Corriere della Sera

Spray ai concerti, l’incubo dei rapper: «Basta, fermatevi»

L’appello social di Sfera, che doveva esibirsi Oltre 15 casi di peperoncin­o urticante in sala

- Di Matteo Cruccu (Photo Masi) Matteo Cruccu

Doveva essere una serata di routine, saluti al pubblico, qualche pezzo messo sul giradischi, magari l’abbozzo di due o tre brani, mentre l’mc, nel gergo del rap quello che parla, in piedi lì di fianco avrebbe riempito i vuoti: no, non era un concerto vero e proprio, quello di Sfera Ebbasta, trasformat­o in tragedia in una triste alba marchigian­a, ma un dj set, una sessione in console e via nella notte.

Una delle attività collateral­i insomma di Sfera Ebbasta, al secolo Gionata Boschetti, in questo momento forse il rapper più in voga d’italia perché massimo interprete della cosiddetta trap, sottogener­e dell’hip-hop, un po’ cantato, un po’ parlato, con largo uso d’elettronic­a.

Il ragazzo di Cinisello Balsamo, il paesone cresciuto troppo in fretta alle porte di Milano, che si chiama Sfera in ossequio al nome con cui si firmava sui muri con le tag, quelle scritte incomprens­ibili ai più che ricoprono le nostre città, mentre l’ebbasta è un modo goliardico per dire che cognome non ne ha. Il ragazzo dai capelli rossi (tinti) che ce l’ha fatta e gli piace farlo vedere, con quelle collane vistose e quelle auto di lusso. Il ragazzo che probabilme­nte venderà più dischi di tutti quest’anno, con le sue litanie moderne sulle droghe leggere e il potere dei soldi, amatissimo dalle teenager, teenager come quelle che hanno perso la vita nella maledetta calca.

In quella discoteca riempita all’inverosimi­le, la Lanterna Azzurra di Corinaldo, il fresco 26enne Sfera (gli anni li ha compiuti due giorni fa), di poco più vecchio dei suoi fan, era già venuto negli anni passati. E ieri avrebbe dovuto essere la seconda tappa di una notte adriatica, perché Sfera si era già esibito, nelle stesse modalità di cui sopra, anche a Rimini. Ma questa volta, alla Lanterna Azzurra, dove avrebbe dovuto fare una rapida incursione per 30 euro, il prezzo del biglietto, il rapper non è mai arrivato, avvertito tempestiva­mente per telefono del disastro che stava avvenendo.

Figlio di una pazzia che Sfera Gli episodi in Italia (negli ultimi 18 mesi) in cui qualcuno ha spruzzato spray urticante tra il pubblico di un concerto (e non solo lui) ben conosce: ai suoi concerti e in serate come questa, come si racconta nell’ambiente, era già successo almeno 15 volte, a Senigallia, a Torino, a Mondovì, che qualche esagitato spruzzasse in aria gas urticante. I motivi ufficiali non si capiscono mai fino in fondo: chi dice che lo si faccia per gettare scompiglio e rubare borsette e giacconi e chi sostiene che la bomboletta che doveva servire alle donne per difendersi sia diventata, nelle mani dei ragazzini, un’arma impropria per rispondere allo schiaffone o al pugno di turno. O, peggio, qualcuno lo farebbe per puro esibizioni­smo, per scatenare il panico e vedere l’effetto che fa.

Sia come sia, non è dunque successo solo a Sfera, perché negli ultimi anni praticamen­te qualsiasi concerto dell’odierna, fiorente, scena del Milanese Sfera Ebbasta (pseudonimo di Gionata Boschetti), 26 anni, rapper di Cinisello Balsamo, è nella top 100 di Spotify rap italiano è stato funestato da episodi simili: è capitato a Ghali, a Marracash e a Gué Pequeno, a Gemitaiz, ad Achille Lauro, ché così si chiama uno degli astri nascenti del genere. Ed ora, nessuno di costoro parla, solidali con il collega. Che, a sua volta si è chiuso in un rigido silenzio, cancelland­o tutti i prossimi impegni, ancora inebetito dal dolore. E affidando ai social, come si usa oggi, la sua reazione emotiva : «È difficile trovare le parole giuste per esprimere il rammarico e il dolore di queste tragedia» dice Sfera. E lancia un appello: «Vorrei solo che tutti quanti vi fermaste a pensare a quanto può essere pericoloso e stupido usare lo spray al peperoncin­o in una discoteca». Questa volta, si deve sperare, non resterà inascoltat­o.

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