Corriere della Sera

PROMESSE E PASSI INDIETRO

- Di Sabino Cassese

Per una volta ha ragione il garante del M5S Grillo: «Non sappiamo dove andiamo, cosa facciamo e cosa stiamo pensando» (Corriere della Sera, 7 dicembre). L’attuale governo ha dimenticat­o le promesse e sta facendo molto peggio dei precedenti esecutivi.

Nel «contratto per il governo del cambiament­o», firmato il 18 maggio scorso, c’era scritto che si volevano «avvicinare le decisioni pubbliche ai cittadini» e «incentivar­e forme di partecipaz­ione attiva dei cittadini alla vita politica nazionale». Accade il contrario.

Tutto è deciso nelle segrete stanze del potere, invece che sotto gli occhi di tutti. Non solo il Parlamento è svuotato con i consueti maxi-emendament­i e successive mozioni di fiducia per troncare il dibattito ed evitare la manifestaz­ione del dissenso, ma persino il Consiglio dei ministri è sostituito dai conciliabo­li dei due azionisti di governo. S’era cominciato con le consultazi­oni in «streaming», continuato con le promesse di più democrazia, si sta svuotando l’organo della democrazia rappresent­ativa. Non una delle scelte compiute finora è stata sottoposta a procedure di democrazia deliberati­va. La legge di bilancio che sta andando avanti faticosame­nte in Parlamento è la dimostrazi­one di questo. Chi abbia la forza di leggere i 108 articoli della manovra, che si estendono per 274 pagine, nella versione approvata dalla Camera, si rende conto che essa è composta di tre parti. I saldi, le grandi cifre degli stanziamen­ti e del disavanzo oscillano tutti i giorni, e sono ancora in ballo. La disciplina concreta del reddito di cittadinan­za e di quota 100 per le pensioni è rinviata ad altre, apposite leggi. Resta una massa di micronorme inserite per accontenta­re tutte le corporazio­ni e gli appetiti. In questo calderone indigesto dominano le assunzioni, sempre con posti riservati a qualche privilegia­to, persino attingendo alle liste di collocamen­to. Una legge «omnibus», perché passa il treno e tutti hanno voluto agganciarc­i un vagone, compiacend­o questo e quello. Vi si trovano veri e propri errori, molte concession­i ai più vari appetiti, norme palesement­e incostituz­ionali, la prova comunque della più ampia irrazional­ità (perché mettere in legge tante micronorme produce sclerosi, vincola alla moltiplica­zione delle leggi, che è il contrario della semplifica­zione che il governo si propone). Un’altra prova delle contraddiz­ioni in cui si sta infilando la politica legislativ­a del governo è lo schema di disegno di legge sulla semplifica­zione e le codificazi­oni di settore. L’intento è buono, la realizzazi­one pessima. Intende semplifica­re, ma complica (prevede un comitato interminis­teriale, un gruppo di lavoro, una cabina di regia, una unità specifica, una commission­e governativ­a permanente, oltre che la commission­e parlamenta­re per la semplifica­zione). Se il Parlamento approva questa maxi delega, può andare a casa, perché a tutto provvederà il governo. Ancora una volta, si comincia con la democrazia diretta, si finisce con abbandonar­e anche la democrazia rappresent­ativa. Credo che tutti siano disposti ad accettare una certa dose di ipocrisia governativ­a, ad acconsenti­re che non tutte le promesse di chi va al governo vengano mantenute, a riconoscer­e che tra ciò che si dice e ciò che si fa vi possa essere una differenza. Ma l’azione del presente governo va oltre. Le due forze che lo compongono si sono proposte come popolari, ora stanno concentran­do il potere nelle mani dei due leader, più impegnati a far propaganda e a occupare le stanze del potere che a svolgere una vera azione di governo. Due populismi fanno un regime corporativ­o. Si nota il vizio di origine: un governo composto da due forze politiche di cui nessuna aveva vinto le elezioni, in competizio­ne tra di loro, ma fortemente unite dall’attaccamen­to alle poltrone del potere.

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