Corriere della Sera

«Noi qui a parlare di sviluppo E M5S coi No Tav»

Il presidente di Confapi Casasco: «Aziende sconcertat­e, così non assumono»

- C. Vol. cvoltattor­ni@corriere.it

ROMA «Abbiamo bisogno di fiducia: non serve una politica antindustr­iale. C’è un sistema che sembra andare contro l’industria e le imprese, ma siamo tutti dalla stessa parte e vogliamo tutti solo una cosa: il bene dell’italia. Ecco, questo è quello che abbiamo detto al vicepremie­r Matteo Salvini». Maurizio Casasco è il presidente di Confapi, confederaz­ione che riunisce piccole e medie imprese italiane, circa 83 mila con oltre 800 mila addetti. Bresciano, racconta di conoscere bene la Lega e il suo leader. Siete più ottimisti dopo l’incontro con Salvini?

«Vengo da un territorio dove la Lega fa coincidere politiche sociali e lavoro e questo Salvini lo sa bene e da parte sua è stato un gesto di grande responsabi­lità chiamare a Roma il mondo dell’economia reale dopo l’evento di Torino. Ha recepito la nostra grande preoccupaz­ione per una manovra economica sbilanciat­a e calata dall’alto senza aver mai ascoltato chi conosce i problemi».

Ma domani sarete ricevuti anche dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.

«Visto di cosa si occupa lui,doveva muoversi prima: ascoltare è il dovere della politica, che poi ha il diritto di fare le proprie scelte, ma prima deve ascoltare chi ha coscienza di ciò che sta accadendo nel Paese, non si può restare a Roma nei palazzi. I ministri dell’economia, del Lavoro e dello Sviluppo economico hanno affrontato la manovra solo come un tema sociale, ma il lavoro è l’unica cosa che dà dignità e il lavoro lo danno le imprese. Io dico: diamo la canna da pesca, non il pesce». Parla del reddito di cittadinan­za?

«Ma se io a un giovane do 780 euro, perché dovrebbe fare 40 ore di lavoro per mille euro? Non è educativo». Cosa proponete voi, allora?

«Date a noi il reddito di cittadinan­za e noi li facciamo lavorare. Magari potremmo aggiungere 200 euro, ma intanto possiamo insegnare una profession­e. E si può pensare a un vincolo di premialità se poi chi formiamo lo assumiamo a tempo indetermin­ato. Mancano operai specializz­ati, ad esempio. I centri per l’impiego cominceran­no a funzionare solo tra molto tempo, ma l’italia non ne può perdere ancora, ha bisogno di fare in fretta». Cos’altro avete chiesto a Salvini?

«Abbiamo parlato di snellire la burocrazia e della manovra che ha dimezzato il credito d’imposta sulla ricerca e sviluppo: ma il nostro Paese ha bisogno di nuovi brevetti, l’innovazion­e arriva dai prodotti e nuovi prodotti portano a nuovo lavoro. Anche l’italia potrebbe essere una Silicon Valley, ma come può se non ha quell’humus di infrastrut­ture, cultura, ricerca, investimen­ti? Noi eravamo da Salvini a parlare di sviluppo economico e sabato

La misura Se danno a un giovane 780 euro perché dovrebbe fare 40 ore di lavoro per mille euro? Il sussidio è diseducati­vo

c’erano i No Tav in piazza a Torino insieme con i rappresent­anti locali dei Cinque Stelle: ma se si ragiona così non si faceva neanche l’autostrada del Sole». Lo direte a Di Maio?

«Gli diremo che non servono più parole, ma fatti e risultati. Pensiamo al super ammortamen­to per gli investimen­ti tolto alle piccole imprese: per loro è una mazzata, ma lì c’è sviluppo e lavoro. Sono 2 miliardi sottratti agli investimen­ti produttivi che lo Stato risparmia. Per cosa? Per darli al reddito di cittadinan­za? Le imprese sono sconcertat­e. E intanto aspettano: e non investono e non assumono. Di Maio le sa queste cose?».

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