Corriere della Sera

«Qui ho tempo per le bimbe In Italia c’era troppo stress»

«A volte penso di mollare Ma il mare mi guarisce»

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Flavia Rossi è di Milano, ha 40 anni, ma da sei vive a Sousa, in Repubblica Dominicana, con il marito e due bimbe di 3 anni e mezzo e 5 mesi. «Siamo scappati dallo stress della città — dice — io gestivo 4 nidi famiglia, un’agenzia di animazione; mio marito lavorava in Electrolux. Eravamo così impelagati che neanche riuscivamo ad avere un figlio. Così ci siamo detti: perché no? Abbiamo pensato alla Repubblica Dominicana, ci eravamo stati in viaggio di nozze. Ritmi più lenti, vita più semplice. Sembrava un gioco...». E invece hanno venduto tutto e sono partiti con due valigie. «All’inizio insegnavo zumba, mio marito fa immersioni. Quando ho scoperto di essere incinta era tardissimo: pensavo di essermi presa un virus». E invece stava arrivando Priscilla: «È stata una gravidanza bellissima. Così qui è nata anche Beatrice: posso tenerle con me nell’hotel che gestisco, è bello aver tempo da dedicare a loro. Certo, le difficoltà non mancano. Ad esempio, l’elettricit­à salta, l’acqua non è potabile e va aggiunto il cloro, per il passaporto di Priscilla abbiamo aspettato anni. Ma non ci pentiamo». Tornare in Italia? «Non se ne parla. L’italia non è un Paese dove le bimbe possono avere un futuro».

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA Repubblica Dominicana

Quando Valentina Minetti, 34 anni, di Cirié (Torino), è partita per El Tablero (Canarie), a settembre del 2017, aveva due bimbi: «Francesco, 10 mesi, e Davide, 3 anni: all’inizio mia madre è venuta ad aiutarmi, quando è partita ho pensato che non ce l’avrei fatta». Valentina, insegnante al nido, in Italia era stata licenziata. Il suo compagno era meccanico di moto. Quando la banca ha accordato loro la sospension­e del mutuo, si sono lanciati in quello che era poco più di un sogno: «Abbiamo lasciato una vita, le famiglie, gli amici, abbiamo lasciato noi. Senza sapere una parola di spagnolo. Solo qualche idea, come il negozio di seconda mano creativo che gestisco io: prendiamo le cose che la gente vorrebbe buttare e le reinventia­mo. Ridipingia­mo, ristruttur­iamo, aggiustiam­o. Come abbiamo fatto con la nostra vita, diamo un’altra possibilit­à». All’inizio è stata dura: «Il mio compagno dopo una settimana lavorava; io ero sempre tra casa e supermerca­to, coi bambini, intrappola­ta. Ho pensato di mollare tante volte, ogni tanto ci penso ancora. Ma poi mi rendo conto che non saprei rinunciare alla lentezza, alla gentilezza della gente, al mare. Il mare, anche solo a guardarlo ogni mattina, guarisce».

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA Canarie

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