I CAVILLI, LE SCUSE E I RINVII PER CANCELLARE LA TAV
Caro direttore, le fantomatiche «analisi di costi e benefici» del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sulle Opere pubbliche, sono iniziate nel maggio 2018 e non finiranno prima del maggio 2019, data delle Elezioni europee. Un anno per rinviare e tirare a campare. È evidente che il ministro delle Infrastrutture non vuole realizzare le infrastrutture, ma non può dirlo, perché gli alleati leghisti sono di diverso parere. Gli italiani che, secondo il governo, dovrebbero venire prima di tutto, non avrebbero diritto a maggiore chiarezza e trasparenza? Caro signor Cavi, ormai evidente che il È nostro ministro delle Infrastrutture sta usando tutti i cavilli possibili per bloccare la Tav, come ripetutamente promesso dai Cinque Stelle in campagna elettorale.
L’analisi costi-benefici è uno dei mezzi, un altro è il tentativo di rinviare gli appalti per l’avanzamento dei lavori già avviati.
Si cerca di inventare un accordo con la Francia (che non c’è) piuttosto che affrontare il cuore del problema che è il seguente: il M5S non vuole la Tav, la Lega, soprattutto dopo le manifestazioni del mondo produttivo, non può dire no alle nuove infrastrutture. E allora ci si rifugia in una nuova analisi costi-benefici dopo che sulla Torino-lione ne sono state fatte già sette.
D’altra parte nelle precedenti fasi politiche, quando non si voleva decidere o si voleva prendere tempo, si metteva in campo un bel «tavolo» a cui erano invitati tutti i protagonisti del caso.
Da questo punto di vista il governo del cambiamento è perfettamente simile a quelli del passato.