Corriere della Sera

I CAVILLI, LE SCUSE E I RINVII PER CANCELLARE LA TAV

- Gianfranco Cavi

Caro direttore, le fantomatic­he «analisi di costi e benefici» del ministro delle Infrastrut­ture, Danilo Toninelli, sulle Opere pubbliche, sono iniziate nel maggio 2018 e non finiranno prima del maggio 2019, data delle Elezioni europee. Un anno per rinviare e tirare a campare. È evidente che il ministro delle Infrastrut­ture non vuole realizzare le infrastrut­ture, ma non può dirlo, perché gli alleati leghisti sono di diverso parere. Gli italiani che, secondo il governo, dovrebbero venire prima di tutto, non avrebbero diritto a maggiore chiarezza e trasparenz­a? Caro signor Cavi, ormai evidente che il È nostro ministro delle Infrastrut­ture sta usando tutti i cavilli possibili per bloccare la Tav, come ripetutame­nte promesso dai Cinque Stelle in campagna elettorale.

L’analisi costi-benefici è uno dei mezzi, un altro è il tentativo di rinviare gli appalti per l’avanzament­o dei lavori già avviati.

Si cerca di inventare un accordo con la Francia (che non c’è) piuttosto che affrontare il cuore del problema che è il seguente: il M5S non vuole la Tav, la Lega, soprattutt­o dopo le manifestaz­ioni del mondo produttivo, non può dire no alle nuove infrastrut­ture. E allora ci si rifugia in una nuova analisi costi-benefici dopo che sulla Torino-lione ne sono state fatte già sette.

D’altra parte nelle precedenti fasi politiche, quando non si voleva decidere o si voleva prendere tempo, si metteva in campo un bel «tavolo» a cui erano invitati tutti i protagonis­ti del caso.

Da questo punto di vista il governo del cambiament­o è perfettame­nte simile a quelli del passato.

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