Per chi non ricorda il linciaggio di Tamaro
Quelli che deplorano la pratica del linciaggio alimentata dai social, quelli che sostengono che la caccia all’uomo, la denigrazione del branco, la diffusione di falsità infamanti, il rito feroce del tutti contro uno, che tutto questo sia il frutto di una degenerazione molto contemporanea e senza radici nel passato anche recente avranno più di un motivo per ricredersi leggendo l’intervista a Susanna Tamaro di Annalena Benini sul Foglio. Nel 1997 Susanna Tamaro divenne infatti il bersaglio di un plotone d’esecuzione composto anche da critici accreditati come Arnaldo Giuliani e Cesare Segre, e solo per aver osato affrontare nel suo romanzo Anima Mundi la «tragedia di tanti italiani idealisti che sono andati in Jugoslavia per ostruire il comunismo e che, quando Tito si è separato dalla Russia, sono stati ammazzati. È stata una tragedia dostoevskijana spaventosa. Ho voluto parlarne nel mio libro e sono diventata di colpo fascista». «Fascista», ma anche «evoliana» (?), «reazionaria», addirittura «indulgente con il nazismo». Una campagna di demolizione spietata contro la persona in cui si fondevano fanatismo ideologico, stupidità censoria, indole intollerante, odio politico, rancore da combriccola letteraria offesa per il successo straordinario di una outsider con il precedente Va’ dove ti porta il cuore portato sugli schermi da Cristina Comencini, militantismo ottuso, tracotanza da branco che detestava davvero il diverso, il difforme, l’eretico con una violenza verbale che è la madre di tutte le inquisizioni. Ovviamente gli inquisitori nulla sapevano di un luogo da incubo come Goli Otok, l’isola Calva al largo della Dalmazia settentrionale, il Gulag di Tito dove vennero spediti oltre trentamila dissidenti accolti allo sbarco da due file di picchiatori che infierivano sulle vittime gridando loro «traditori»: la pretesa della superiorità morale si combina molto bene con l’ignoranza assoluta della storia. Agiva in loro il riflesso negazionista di chi non vuole vedere i crimini della propria parte, l’invidia per una scrittrice di successo (che oggi pubblica Il tuo sorriso illumina il mondo con Solferino), lo spirito di setta. Malattie che ancora oggi si manifestano con virulenza, dilatate in dimensioni mostruose dalla cassa di risonanza dei social. Nel linciaggio contro Susanna Tamaro trovarono il terreno più fertile.