Strage in discoteca: gli indagati sono otto
Ancona, l’appello degli inquirenti. Indagini sulla droga L’ipotesi della rapina: il gas urticante per aprire una via di fuga
In tutto il Paese è più che mai vivo il senso di dolore e di incredulità per il compiersi di una inaccettabile strage a danno di adolescenti Maria Elisabetta Alberti Casellati presidente del Senato
ANCONA Salgono a otto le persone indagate per la strage del «Lanterna Azzurra». Si tratta dei quattro proprietari dell’immobile e dei tre titolari della Magic srl, che controlla la discoteca di Corinaldo, più il diciassettenne perquisito sabato scorso. Per lui l’accusa è omicidio preterintenzionale, per tutti gli altri i magistrati Monica Garulli e Paolo Gubinelli ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni aggravate. Responsabili della morte di 6 persone e del ferimento di altre decine che venerdì sera fuggivano dal locale dov’era atteso Sfera Ebbasta. Ma nei confronti del minorenne — chiarisce il procuratore dei minori Giovanna Lebboroni — l’iscrizione è «un atto dovuto in attesa di ulteriori riscontri». La nonna gli ha fornito un alibi: «Era con la fidanzata, mai andato in discoteca». Più concreta è invece l’accusa di possesso di droga. Durante la perquisizione i carabinieri gli hanno trovato in casa due etti di cocaina ed è scattata la denuncia.
Nel quarto giorno dopo la tragedia restano almeno tre nodi irrisolti. Tanto che gli inquirenti si sono rivolti direttamente a famiglie e ragazzi: «Chi ha visto qualcosa, chi ha partecipato all’evento parli, racconti quello che sa». Il primo dubbio riguarda lo spray al peperoncino. Il suo utilizzo è stato finalizzato a compiere una rapina, la catenina d’oro al collo di uno dei clienti del club? Sull’episodio riferito da alcuni testimoni — fra i quali Marco Cecchini, il deejay figlio dei proprietari del «Lanterna Azzurra» — i carabinieri stanno indagando. Non c’è però la conferma che l’utilizzo dello spray sia servito a ritagliarsi una via di fuga per la rapina commessa né ci sono certezze sull’autore. «Abbiamo a che fare con un episodio plurimo in cui la morte è stata la conseguenza di una o più cause» ha detto la pm minorile Lebboroni, parlando di uno «spargimento diffuso» della sostanza urticante che si è avvertito «molto in larghezza e in altezza». Insomma, gli investigatori lasciano intendere che la diffusione di gas percepita dai testimoni sia superiore al disagio che potrebbe provocare una sola bomboletta (come quella trovata per terra nel locale). Dunque si pensa anche ad altro, come al lancio di un fumogeno.
Il secondo fronte dell’inchiesta riguarda la droga. Fra sabato e domenica gli investigatori hanno identificato altre due persone per possesso di cocaina ma non è chiaro se vi fosse un piano per spacciare all’interno del locale, tantomeno se ci fosse una sorta di banda dedicata a questa attività. In più l’ipotesi della rapina sembra in conflitto con quella della banda dedicata allo spaccio. Perché mai degli spacciatori avrebbero voluto mandare a monte l’evento musicale che poteva garantire loro maggiori affari?
L’ultimo dubbio, infine, riguarda la gestione della sicurezza nel locale. Quanti biglietti erano stati venduti e quante erano le persone dentro il «Lanterna Azzurra»? «I titoli di accesso per l’evento richiesti dalla società organizzatrice alla Siae sono 1.600 — ha spiegato Garulli —. Di questi, 919 non sono stati né vidi-
mati né annullati dunque non sono stati venduti». Ne restano 681 sulle cui matrici sono in corso verifiche. Ma già i numeri accertati dagli investigatori (quel 1.600 rispetto a un locale che poteva contenere 871 persone) confermano che sull’evento la Magic srl abbia praticato l’overbooking. Per calcolare le presenze effettive si proverà con la misurazione per metro quadro. Dall’analisi dei video si quantificheranno le persone presenti in un metro quadro. Il numero sarà poi moltiplicato per l’estensione del club. La domanda resta: quanto era preparato il «Lanterna Azzurra» a ospitare un evento del genere? Secondo i primi rilievi non lo era affatto.