Corriere della Sera

La sfida continua dei Dioscuri di Conte E il colle più piccolo, il Viminale, diventa sempre più pesante

-

e salvare la patria, e non gli piace quando i suoi vice si comportano come se a Palazzo Chigi ci fosse ancora il ministro delle Colonie, primo inquilino dell’aristocrat­ico edificio quando nel 1916 fu acquistato dallo Stato.

Fosse solo un conflitto di personalit­à, niente di nuovo, ce ne sono stati tanti nella storia dei governi della Repubblica. Ma qui la competizio­ne politica si fa subito disordine istituzion­ale, perché l’architettu­ra tutta speciale di questa specie di grande coalizione dei populismi che è nata dopo il voto prevede che a guidarla sia un direttorio, una trinità, e non un uomo solo al comando.

Così, dopo mesi in cui l’esecutivo gialloverd­e aveva messo fine alla pratica della mediazione con i corpi intermedi per rivolgersi direttamen­te ed esclusivam­ente al popolo, ecco che la mossa di Salvini ha riacceso una frenetica voglia di concertazi­one. Parti sociali dappertutt­o a Roma in questi giorni: ieri a Palazzo Chigi dove Conte ha ricevuto per la prima volta da quando è premier i sindacati, forse anche per riaprire la Sala Verde prima che Salvini la sposti al Viminale; e oggi le piccole e medie imprese vanno da Di Maio, il quale se ne intende visto che ne amministra­va una a Pomigliano ora in liquidazio­ne, nel ministero «dove si fanno i fatti». Se poi spiegano ai loro interlocut­ori anche chi è che alla fine decide, non è male.

E pensare che all’inizio li chiamavano i Dioscuri. Con i suoi studi classici Di Maio avrebbe dovuto capire subito che dietro c’era il trucco. Esisteva infatti una sola grande differenza tra i due gemelli del mito: uno era immortale e l’altro no. E tra lui e Salvini dovrebbe essere chiaro chi è che ha a disposizio­ne una seconda vita politica, in caso questa finisca prematuram­ente. Il Viminale sarà pure il colle più piccolo di Roma, ma da lì si vedono tante cose, e vi sono transitati la bellezza di cinque futuri presidenti della Repubblica: Segni, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano. Dal Mise, in tempi recenti, solo Bersani ed Enrico Letta.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy