Sfera Ebbasta e le sei stelle tatuate sulla fronte
SENIGALLIA «Ve lo giuro, io non c’ero venerdì notte a Corinaldo, non sono io l’incappucciato che cercate...». Il ragazzo di diciassette anni e mezzo, P.B., di origini sudamericane, indagato per omicidio preterintenzionale, lesioni dolose e colpose, si è difeso così domenica mattina, mentre i carabinieri lo portavano via dalla stanza 202 al primo piano del residence Avana, a Senigallia.
Lui era lì, quasi 36 ore dopo la strage dell’immacolata, ospite di due fidanzati maggiorenni a cui i militari hanno trovato due etti di cocaina in camera e per questo sono stati arrestati: anche per il ragazzo ora pende l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti. Ma pure di questo si professa all’oscuro: «Mi sono trovato nel luogo sbagliato, al momento sbagliato e con le persone sbagliate, questa è la verità», avrebbe detto all’avvocato difensore Martina Zambelli.
P.B. nega tutto, insomma. E la Procura, infatti, raccomanda cautela: l’averlo indagato per i sei morti del «Lanterna Azzurra» è soltanto un atto dovuto, a sua garanzia. A chiamarlo in causa, quella notte, tre testimonianze fornite «in modo assolutamente generico», con «indicazioni non circostanziate», hanno ripetuto in coro il procuratore capo di Ancona Monica Garulli e la responsabile della Procura dei minori Giovanna Lebboroni.
Nessuna misura cautelare, perciò, è stata emessa contro di lui: «Infatti adesso si trova con sua madre in Romagna — dice la nonna —. Quella notte l’ha passata con la sua ragazza, non è andato a ballare a Corinaldo. Alcuni ragazzi puntano il dito contro di lui? Si sbagliano, semplicemente. Lui non c’era, grazie a Dio, per questo adesso non sono minimamente preoccupata e dormo tranquilla».
L’avvocato Zambelli ha raccontato di un ragazzone che oggi è «molto turbato» per i morti di Corinaldo. E lui stesso lo ha quasi gridato, domenica mattina, ai carabinieri mentre lo portavano via: «Io non so niente di questa storia della bomboletta spray al peperoncino che è stata ritrovata in discoteca. Ve lo giuro, per fortuna non ero solo venerdì notte e ve lo potrò dimostrare». A scagionarlo, dunque, sarebbe la fidanzata.
Ma i dubbi restano. Perché, per esempio, domenica mattina P.B. era in quella stanza del residence Avana? Aveva giorni successivi Pierpaolo li ha passati al suo capezzale. I medici hanno provato a svegliarla una prima volta ma non è andata bene. «Non ho dormito un solo minuto. Sentivo sulle spalle tutti i sensi di colpa per averla lasciata andare lì dentro. Era la prima volta che ci metteva piede. Se penso ai ragazzini che sono morti... a quella mamma che ha lasciato quattro figli... Come si fa a morire così in un posto in cui dovresti solo divertirti? Mi sento molto vicino al loro dolore. Oggi io posso dire di essere stato fortunato ma so benissimo che nella lista nera delle vittime poteva esserci anche mia figlia». Ieri quattro amiche sono andate a trovarla. Le hanno portato un bigliettino con decine di firme: «Torna presto». Oggi la sua sorella maggiore, Laura, compie 18 anni. «Ma per brindare aspetteremo la piccola di casa — annuncia Pierpaolo —. Così faremo due feste. Come dicevo: da ora in poi tutto doppio, perché è cominciata una seconda vita da quando lei ha riaperto gli occhi».
Sei stelline, come le vittime di Corinaldo. Una piccola corona vicino all’attaccatura dei capelli, in modo che tutti possano vedere. È stata la reazione di Sfera Ebbasta alla tragedia del club «Lanterna Azzurra». Il trapper già su Instagram si era detto «profondamente addolorato» per quanto successo a Corinaldo: «Vorrei solo che tutti quanti vi fermaste a pensare a quanto può essere pericoloso e stupido usare lo spray al peperoncino in una discoteca». E poi: «Per quanto a poco possa servire, il mio affetto e il mio sostegno vanno alle famiglie delle vittime e a quelle dei feriti». Ieri è intervenuto anche Shablo, il manager di Sfera Ebbasta: «Siamo vicini alle famiglie e ci auguriamo in tutti i modi che sia fatta subito chiarezza su questa tragedia che ha sconvolto l’italia e noi tutti. È indispensabile che le dinamiche siano chiarite al più presto e accertate le responsabilità».