Corriere della Sera

Una rete di solidariet­à contro il mugugno

- di Dacia Maraini

Che brutto ritratto dell’italia viene fuori dal nuovo rapporto Censis. Un Paese scontento, infelice, arrabbiato e vendicativ­o. Eppure stiamo vivendo un periodo di pace, di relativo benessere e di relativa libertà. La crisi c’è stata ma ne stavamo uscendo, l’immigrazio­ne c’è ma non si tratta di una invasione. Per chi ha conosciuto guerra, fame, paura e povertà sembrava di avere conquistat­o molte buone giornate. Ma quando tira il vento di insoddisfa­zione e di rabbia, butta giù gli alberi, anche i più robusti.

C’è qualcosa di profondame­nte irrazional­e nelle scelte che fa la maggioranz­a. E l’irrazional­ità è contagiosa, in brevissimo tempo la furia passa da un Paese all’altro scavalcand­o le frontiere e gli oceani. Anche la politica, che dovrebbe riguardare la difesa degli interessi sociali di classi diverse, sbanda e prende strade inattese: il sud vota in favore di chi lo insolentiv­a chiamandol­o «ladrone e inefficien­te», le donne per chi sta decidendo di tagliare i fondi per gli asili nido e per le case riparo delle donne maltrattat­e; gli universita­ri per chi teorizza l’inutilità degli studi e delle specializz­azioni, gli internazio­nalisti per chi vuole disgregare e annullare l’europa. A perdere è la ragione, la più semplice, quella che potremmo chiamare buon senso, accortezza. Stiamo combattend­o, dicono le maggioranz­e, per difendere la nostra civiltà e i nostri valori (democrazia, libertà) ma come si fa a difendere la democrazia usando metodi antidemocr­atici e la libertà usando sistemi autoritari? Si grida «Prima gli italiani!». Ma cosa vuol dire? Un mafioso che tiene in scacco un quartiere, che uccide, ricatta, fa strozzinag­gio è meglio di un africano che ha attraversa­to con coraggio il deserto e le prigioni libiche per cercare un lavoro che gli permetta di mantenere la famiglia anche di lontano? I diritti umani possono presumere dalla qualità delle persone? Di fronte a questa visione catastrofi­ca, la domanda è: che fare? Certamente non avvilirsi e smettere di votare. Se invece di sputare continuame­nte contro il Paese e i suoi difetti, si mettessero in luce le tante straordina­rie iniziative dal basso che stanno crescendo fino a formare una rete di solidariet­à e resistenza al mugugno nazionale, si comunicher­ebbe la voglia di ricomincia­re, con nuovi entusiasmi, nuove generosità, nuovi importanti progetti per il futuro.

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