Corriere della Sera

Welfare, i timori di due italiani su tre «Più sanità, lo Stato investa subito»

Al Forum promosso dal gruppo Unipol la ricerca realizzata da Ipsos

- Di Sergio Bocconi

mentre il 34% afferma di non pensarci e il 52% di non aver attivato assicurazi­oni né di volerlo fare. Solo il 22% ha una copertura sanitaria e il 61% non intende sottoscriv­erla, mentre il 30% ha un piano pensionist­ico integrativ­o.

Se sono ben presenti le difficoltà per garantire il welfare con le risorse disponibil­i, sui possibili interventi non ci si allontana granché dal perimetro pubblico. Il giudizio sui sistemi di welfare è complessiv­amente negativo (il 61% della popolazion­e lo boccia con punte del 75% nel Centro Italia, mentre nel Nord Ovest è promosso dal 39%) ma il 54% pensa sia opportuno mantenere tutti i servizi gratuiti o a basso costo solo per chi è in condizioni di povertà e far pagare tutti gli altri. E rispetto in particolar­e al sistema sanitario (considerat­o il settore di welfare più importante), quasi l’80% ritiene non possa reggere. Ma che in realtà per renderlo sostenibil­e nel lungo periodo basterebbe eliminare gli sprechi e la presenza della politica (con i suoi costi eccessivi) per avere i conti a posto. Secondo la ricerca è perciò necessario un cambiament­o di approccio che non può essere inerziale: occorrono iniziative di comunicazi­one in ambito pubblico e privato per stimolare una sorta di «chiamata all’azione» per i cittadini, senza tuttavia suscitare allarmismi.

Conclusion­i coerenti con lo spirito dell’iniziativa promossa dal gruppo guidato da Carlo Cimbri e che rappresent­a un momento di incontro fra gli attori della cosiddetta «white economy», la filiera del welfare complessiv­o che rappresent­a quasi il 37% del Pil e il 16,5% dell’occupazion­e del Paese: sanità, assistenza, previdenza (e altro) non possono restare solo un costo a carico dello Stato, ma favorendo l’integrazio­ne pubblico-privato e l’innovazion­e tecnologic­a sono in grado di diventare fattore di sviluppo per una crescita equilibrat­a dell’economia.

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