Sala, l’ultimo gol del poeta per Radice: «Eravamo una famiglia»
Zaccarelli provato non ce la fa e abbandona la chiesa. Cairo: «Un uomo concreto e votato all’obiettivo»
MONZA Renato Zaccarelli aveva fatto visita all’amico di una vita per due giorni di fila, ma ieri no. Non ce l’ha fatta, troppa la commozione e quando è iniziata la cerimonia di commiato per Gigi Radice che venerdì scorso a 83 anni si è spento, è uscito in lacrime dalla chiesa di Monza. Claudio Sala qui nella Residenza San Pietro, dove l’allenatore dell’ultimo scudetto granata ha trascorso le ultime cinque stagioni della sua vita, prende la parola e gli dedica una lettera da cui traspare affetto e tenerezza. «Ciao mister. Siamo qui per salutarti un’ultima volta, con te se ne vanno i migliori anni della nostra vita. Ci siamo divertiti insieme, in un ambiente unico, una vera famiglia. Ci hai trasmesso fiducia e un insegnamento importante: per raggiungere un obiettivo servono sudore e fatica. Grazie di tutto e buon viaggio».
Piangono tanti giocatori, artefici di quel successo conquistato nel 1976 che ancora riempie la memoria e l’orgoglio granata. «Ci tenevo a omaggiare Gigi che purtroppo non ho conosciuto» confessa addolorato il presidente del Torino Urbano Cairo. «Lo invitammo al Centenario, ma probabilmente era già un po’ sofferente e non venne. Però è come se lo conoscessi: Antonio Comi che è stato un suo giocatore mi ha raccontato un sacco di cose di lui. Penso fosse un uomo sobrio ma concreto e determinato, votato all’obiettivo. È stato importantissimo per il calcio italiano, lui ha introdotto il calcio totale e il pressing. Con noi ha vinto uno scudetto ed è arrivato secondo due volte. Un grande uomo e una grande persona. Del resto se i suoi giocatori gli volevano così bene significa che si è fatto apprezzare».
Ci sono i gonfaloni e le delegazioni anche del Milan, della Fiorentina, del Bologna e del Monza. Sfilano oltre a granata del passato prossimo e remoto — Pulici, Cravero, Camolese, Castellini, Patrizio Sala —, anche Daniele Massaro, Filippo Galli, Marco Tardelli, Franco Colomba e Giancarlo Antognoni. «Abbiamo iniziato insieme, io da giocatore e lui da allenatore. Mi ha dato tanto come tecnico e come uomo» ricorda l’ex capitano viola.
In un dolore composto la moglie Nerina e i figli Elisabetta, Cristina e Ruggero. È quest’ultimo a chiudere la cerimonia funebre. «Basta chiacchiere, e pedalare. Come avrebbe detto lui». Tra applausi e occhi rossi. prevede altri tre «pilastri», così li definisce lui: una cura e una crescita costante del talento, altri Paolo Maldini devono saltare fuori negli anni, è lui l’emblema tecnico. Modello Arsenal, non c’è dubbio. Altro «pilastro» una società moderna, che dialoghi a livello internazionale, che maturi, migliori, cresca sul piano commerciale, che cerchi e aumenti ricavi e guadagni: «Il brand Milan è fortissimo». Per finire i rapporti con le istituzioni. Sarà lui a guidare il Milan presso Uefa e Fifa che conosce bene, per averle frequentate e per averci trattato. Il Milan come punto di riferimento del calcio globale. Sarà invece Scaroni a governare i rapporti con Lega serie A e Federazione. I due sono determinati. Pare lo sia anche Elliott, che fa sapere che l’investimento non ha una scadenza, né un limite temporale.
Mercato
Largo ai giovani: a un Ronaldo rossonero, tipologia Juventus, per ora non si pensa
E il mercato? Qui ci penseranno Leonardo e Maldini, ma le direttive supreme vanno su giovani e Accademia, difatti la prima cosa che ha fatto Gazidis è andare a vedere il centro Vismara e Milanello. Ben fatto. A un Ronaldo rossonero, tipologia Juve, per ora non si pensa. Attenzione, anche la Ferrari ha un’accademia meravigliosa, apprezzata nel mondo. Lì è nato e ha imparato Charles Leclerc, la prossima stagione grande speranza Rossa. Ma se la Ferrari avesse avuto Lewis Hamilton, il Ronaldo della Formula 1, avrebbe vinto il titolo mondiale. Va bene il Milan dal volto internazionale, abbonato alla Champions, e ai conseguenti ricavi, ma i fuoriclasse possono arrivare anche da lontano. Un po’ come il buon Gazidis.