Le misure offerte all’europa Tetti alla spesa su pensioni e reddito di cittadinanza
Due clausole per abbassare le uscite di 3,5-4 miliardi di euro
Con una distanza di 3-4 miliardi tra la nuova proposta dell’italia sulla manovra e la richiesta di Bruxelles (un deficit 2019 non superiore all’1,9% del Pil) il rush finale della trattativa fra il premier, Giuseppe Conte, e il presidente della commissione Ue, Jean-claude Juncker, sarà tutto politico. Una rottura comporterebbe un prezzo alto per entrambe le parti, specie in una fase di tensioni, come in Francia. E con la paura, che si fa strada in diverse capitali, del contagio che un’eventuale crisi italiana potrebbe scatenare.
Dal punto di vista tecnico la proposta italiana è a buon punto. Potrebbero essere le clausole di «spesa equivalente» le chiavi di volta per raggiungere l’accordo. Meccanismi capaci di garantire che la spesa per «reddito di cittadinanza» e «quota 100» non supererà i tetti fissati per il 2019. Tetti destinati a scendere in tutto di 3,5-4 miliardi, il che abbasserebbe il deficit per il 2019 dal 2,4% del prodotto interno lordo, come è stabilito ora nel disegno di legge di Bilancio, al 2,2%. Un passo avanti, ma non sufficiente per l’intesa. Con uno sforzo in più sulla spending review (altri tagli alla spesa pubblica) si arriverebbe al 2,1%. A quel punto sarebbe solo questione di un paio di decimali. Inoltre, mantenendo integre le clausole di salvaguardia Iva per il 2020 e '21 (ora parzialmente disinnescate) si accentuerebbe la caduta del deficit.
Norme di salvaguardia
Il premier Giuseppe Conte, che punta a chiudere l’intesa domani incontrando Juncker, dovrebbe far leva da un lato sulla temporaneità di «quota 100» (pensione a 62 anni con 38 di contributi), che dovrebbe durare tre anni. E dall’altro sulla «universalità» del reddito per i poveri, più volte richiesta proprio dalla Ue. E infine sulla finalizzazione del sussidio al reinserimento lavorativo dei giovani e all’aumento del tasso di occupazione, anche questo obiettivo Ue. A garanzia di tutto Conte potrebbe tirar fuori le due clausole di spesa equivalente, per mantenere la spesa intorno a 12 miliardi, contro i 16 di ora.
Quota 100 e reddito
Per «quota 100» le finestre trimestrali (periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza della pensione) potrebbero allungarsi se il monitoraggio delle domande dovesse mostrare un afflusso superiore a quello atteso rispetto alla platea potenziale di 350 mila lavoratori. La seconda finestra d’uscita, ad esempio, non si aprirebbe più a giugno 2019 ma il successivo settembre. Sul reddito di cittadinanza ci sono diverse ipotesi, ma il M5S sta facendo muro. Secondo i tecnici bisognerebbe far leva sul fatto che al reddito si accede per trovare un lavoro (grazie ai centri per l’impiego) e quindi se il sistema funziona non bisogna restare assistiti a lungo. Si potrebbe dunque stabilire un meccanismo di rotazione per cui si accede al reddito man mano che si liberano i posti delle persone entrate in precedenza e che nel frattempo siano state collocate al lavoro. Una sorta di ruota che gira più o meno velocemente anche qui in funzione del monitocuni raggio della spesa. Come su «quota 100», ci saranno delle norme a monte per ridurre la spesa. Non solo il fatto che il reddito dovrebbe partire da aprile, ma anche un crescita moderata della somma in rapporto alla numerosità del nucleo familiare. Cioè il sussidio fino a 780 euro al mese salirebbe di poco, rispetto ai propositi iniziali, con l’aumentare dei figli a carico. In alternativa a questo escamotage non resterebbe che ridurre il tetto stesso dei 780 euro, ma su questo Di Maio sembra irremovibile.
Le pensioni elevate
Irremovibile anche sul taglio fino al 40% delle pensioni «d’oro», quelle oltre 90 mila euro lordi che saranno colpite da un contributo di solidarietà crescente sulla parte retributiva dell’assegno. Misura che non piace all’altro vicepremier, Matteo Salvini, che rilancia proponendo di penalizzare queste pensioni raffreddando l’adeguamento delle stesse al costo della vita, taglio però considerato insufficiente dai 5 Stelle. Ma non dovrebbero essere queste frizioni a impedire a Conte di preparare una proposta per Juncker. Che punterà anche sul taglio del debito grazie alle privatizzazioni e sul rafforzamento degli investimenti sui capitoli dedicati alle emergenze idrogeologiche, fuori dal conteggio del deficit.
Vogliamo intervenire sulle pensioni d’oro, farlo è una mossa di equità sociale. Il reddito di cittadinanza è una misura fondamentale
Giuseppe Conte Presidente del Consiglio
Da Roma servono impegni concreti e cifre. Possiamo giocare su tutte le flessibilità del Patto di stabilità e crescita, ma non possiamo andargli contro Pierre Moscovici Commissario Ue agli affari economici