«Il Parlamento è stato blindato ma il cuore della Ue non si ferma»
Il presidente Tajani: le misure di sicurezza erano al massimo
«Non ci facciamo intimorire. ROMA Questo parlamento non si piegherà ad attentati terroristici o criminali. Continuiamo a lavorare e reagiamo con la forza della libertà e della democrazia contro la violenza terrorista. Qui nessuno ha paura, lavoriamo, facciamo il nostro dovere. Vinceremo noi, non loro». Sono le dieci di sera quando Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, entra nell’aula dove si svolge la seduta plenaria dell’europarlamento e annuncia che si va avanti, che il dibattito sui temi energetici «non si ferma».
Non si è mai fermato il Parlamento: Tajani ha avuto per primo, attorno alle 20, la notizia dell’attentato dai suoi servizi di sicurezza, che hanno ordinato a tutti gli eurodeputati di non uscire dall’edificio, e a tutti ha fatto inviare messaggi di allarme: mettetevi al sicuro, non spostatevi. A tarda sera, quando sembra essere stato individuato l’attentatore e la caccia all’uomo è prossima alla fine, il vice presidente di FI può almeno tirare un sospiro di sollievo: «Sembra che nessuno dei nostri deputati o di chi lavora qui sia colpito o in pericolo».
Vi aspettavate un atto terroristico, c’era particolare allarme a Strasburgo?
«La città era sotto stretto controllo, l’allarme è sempre alto qui. C’era attenzione speciale per il fenomeno dei gilet gialli, e quella specifica per il mercatino di Natale che è sempre affollato di turisti, anche italiani».
Ma qualche segnale di allerta era arrivato?
«Beh, una certa preoccupazione c’era. Io sarei dovuto andare ad una cerimonia in memoria di Simone Weil, era previsto un percorso in bus fino alla sua statua, ma oggi hanno cambiato i programmi e ho dovuto usare le auto della scorta. Le misure di sicurezza sono al massimo».
Anche nel parlamento europeo?
«Sicuramente
sì, sulle nostre istituzioni vigilano 700 persone. Non ho mai voluto che si abbassasse la guardia da quando ci sono stati gli attentati più gravi, i controlli sono continui e costanti».
Crede che si tratti di un attacco alle istituzioni europee?
«Dobbiamo ancora capire cosa sta succedendo. È chiaro che Strasburgo è una città simbolo dell’europa: al confine tra Francia e Germania, sede del Parlamento europeo, del Consiglio europeo. Poi è anche una città dove esiste una banlieu con una radicalizzazione evidente, anche se apparentemente più controllabile rispetto ad una città come Bruxelles. Ma non c’è dubbio che qui c’è il cuore dell’europa. E noi lo difenderemo, senza paura».