Corriere della Sera

Vertice a Bruxelles, si tratta intorno al 2%

Il deficit e la partita a scacchi tra Conte e Juncker. Tria: la decisione finale sarà politica

- Marco Galluzzo

Saremo anche troppo grandi per fallire, troppo indispensa­bili al bilancio della Ue per entrare davvero in crisi, ma è anche vero che con gli auspici non si fa un negoziato. E Conte oggi pomeriggio andrà all’incontro con Juncker da una parte chiedendo «rispetto per gli sforzi di un Paese fondatore che ha i conti in ordine, confidando in un confronto leale e paritario, su cui resto fiducioso», dall’altra con l’incubo di un’infrazione che potrebbe mettere in ginocchio il Paese e prima ancora il suo governo.

È vero che il premier ha un’alta stima di se stesso quando confida di essere l’unico interlocut­ore della Commission­e, ma è altrettant­o vero che nutre paure e timori, condivisi con i suoi ministri. E nonostante gli sforzi fatti finora a Palazzo Chigi il rischio di un procedura per debito eccessivo — con «l’ipotesi di un’italia costretta a vendere i cosiddetti gioielli di famiglia, come Eni o Leonardo, che fa tremare i polsi», parole di un membro del governo — resta sullo sfondo.

Uno scenario da incubo che descrive anche l’ampio potere di deterrenza di quei «rigoristi miopi», come li ha definiti ieri Conte, che lavorano nelle strutture della Commission­e. Ieri Tria ha detto che la decisione finale «sarà politica», perché non si può aprire una procedura per uno zero virgola di differenza.

Eppure in queste ore oltre ai saldi della manovra, al punto di caduta finale da offrire all’analisi dei «rigoristi miopi», il governo sta cercando di ottenere la benevolenz­a delle altre Capitali: quello che non potrà concedere la Commission­e, potrebbero darlo gli Stati. La «miopia» dello zero virgola, in sede di Consiglio europeo, ai margini del vertice di giovedì, potrebbe venire corretta da un indirizzo politico diverso.

Ecco perché l’incontro fra Conte e Juncker può non essere ancora la tappa finale di un negoziato, ma solo la prima dell’ultimo giro. La Commission­e dovrà esprimersi fra qualche giorno, ma la decisione sulla procedura sarà presa solo il 21 gennaio, dagli Stati membri e dunque lo spazio diplomatic­o resterà aperto ancora per oltre un mese. Di sicuro Conte offrirà a Juncker un deficit molto vicino al 2%, potrà dunque rivendicar­e di aver fatto tutti gli sforzi possibili: «Il nostro obiettivo — dicono a Palazzo Chigi — è quello di mettere la Commission­e nelle condizioni di non poterci dire di no, se non ad un caro prezzo». E il richiamo al «gioco del cerino», anche se in questo caso si scherza con il fuoco, è esplicito.

Per questo Conte offrirà una versione della manovra che non potrà non influenza- re e pesare sul giudizio finale. Ancora ieri i rumors del Parlamento davano delle visioni diverse sul punto di caduta finale fra Lega e Cinque Stelle: Salvini e Giorgetti più inclini ad arrivare al 2% di deficit, Di Maio e Conte convinti di poter restare nei dintorni del 2,1%. Quando Conte oggi si siederà davanti a Juncker e farà chiarezza, correderà la sua proposta con questo messaggio: «Scendere sotto il 2 per cento per noi resta inaccettab­ile, ma dovete prendere in consideraz­ione gli sforzi che abbiamo fatto. Ci aspettiamo in cambio il rispetto che si deve a un Paese fondatore». Bisogna vedere se basterà.

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