La città produce il 10% di tutta l’indifferenziata «Adesso qui si rischia il disastro ambientale»
ROMA La discarica che l’altra notte è andata a fuoco a Roma sulla via Salaria trattava 600 tonnellate al giorno, circa 200 mila tonnellate di rifiuti l’anno, indifferenziati. Ovvero circa il 20 per cento dei rifiuti indifferenziati che ogni anno vengono prodotti nella Capitale. La sua chiusura sarà tutt’altro che indolore per la vita di Roma, che già oggi per sopravvivere alla propria spazzatura si trova costretta a spedire i suoi rifiuti fuori. Oltre i confini della città. Oltre quelli della regione. Lontano dall’italia.
I numeri della Capitale
Sono enormi i numeri dei rifiuti prodotti a Roma (secondo i dati di Legambiente): 4 mila e 700 tonnellate al giorno. Circa 1,7 milioni di tonnellate l’anno, di cui un milione sono i rifiuti indifferenziati che finiscono negli impianti Tmb, ovvero impianti di trattamento meccanico biologico, come quello che è andato a fuoco ieri a Roma. Per capire: in tutta Italia le tonnellate di rifiuti destinate agli impianti Tmb sono 11 milioni, poco più che dieci volte quelli di Roma. Gestire così tanta immondizia non è certo semplice e non è un caso che la Capitale si collochi al terzo posto tra le province con maggior numero di denunce per il trattamento illegale di rifiuti, con 180 infrazioni accertate in un anno, seconda soltanto a Napoli e a Foggia, prima di Palermo.
In Italia 380 roghi
Non è un caso isolato l’incendio dell’impianto di via Salaria. I numeri parlano chiaro: in 18 mesi ci sono stati ben 380 roghi tra impianti di trattamento di rifiuti, discariche, isole ecologiche e aree abusive, in tutta Italia. I Verdi che hanno tracciato questa mappa degli incendi non hanno dubbi: «È una vera strategia criminale, è un problema drammatico. A Roma si rischia il disastro ecologico ma nessuna città è esente da questa strategia», dice il leader Angelo Bonelli. Intanto montano le proteste nel Lazio.
Proteste a Rocca Cencia
Subito dopo il disastro di via Salaria sono cominciate le proteste degli abitanti di Rocca Cencia, una frazione del sesto municipio di Roma dove, tra Tmb e tritovagliatore, ogni anno vengono trattati più di 600 mila tonnellate di rifiuti. Il Tmb di Rocca Cencia (201 mila tonnellate di rifiuti smaltiti l’anno) è gestito dall’ama, la municipalizzata dei rifiuti della Capitale, mentre il tritovagliatore è di proprietà di Manlio Cerroni, l’imprenditore sotto processo nell’ambito della maxi inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio e per il quale c’è una scadenza al 3 aprile 2019 per la gestione dei rifiuti di Malagrotta.
Nel tritovagliatore vengono trattate 400 mila tonnellate di rifiuti, con un transito di 170 compattatori e 60 tir al giorno che escono pieni di rifiuti triturati.
Portati fuori regione
Ad oggi sono quasi 150 mila le tonnellate di rifiuti che vengono spedite fuori dal Lazio. Di queste 40 mila ad Aprili, in provincia di Latina, e oltre 100 mila in Abruzzo. In particolare 60 mila divise a metà tra Chieti e Sulmona, e oltre 40 mila ad Avezzano. Un piccolo accordo anche con la regione Puglia, per circa 4 mila e 500 tonnellate.
Spediti all’estero
I rifiuti di Roma da qualche anno finiscono all’estero, in Portogallo. Ma soprattutto in Austria, ben 70 mila tonnellate sono andate nell’impianto di Evn Zwentendorf, a circa 60 chilometri da Vienna, nel termovalorizzatore dove i rifiuti sono stati convertiti in gas e hanno alimentato gli impianti di produzione elettrica tramite turbine a vapore. A noi spedire questi rifiuti è costato 136 euro a tonnellata.