Corriere della Sera

Prestito d’onore agli universita­ri

Gli aiuti al via da febbraio: destinati a chi altrimenti rinuncereb­be agli studi o li interrompe­rebbe

- Di Sergio Bocconi a pagina 27

L’Italia è al penultimo posto in Europa per numero di laureati: il 26,9% contro la media Ue del 39%. Siamo ultimi nel tasso di passaggio dalle scuole superiori agli atenei (46%) e nell’incidenza dei fuori corso (48% nella laurea triennale, il 13,2% nella specialist­ica), mentre abbiamo il primato del tasso di abbandono, pari al 32%. E al Sud la situazione è più critica con un numero di iscritti che si riduce del 15% e «uscite anticipate» che salgono a oltre il 45%. Cifre che descrivono un confronto impietoso per il nostro Paese, una dispersion­e di talenti che incide sulla crescita e uno stop all’ascensore sociale. Non conforta che negli ultimi due anni le immatricol­azioni siano salite del 5,1%: la situazione non cambia.

Più della metà delle rinunce agli studi universita­ri ha motivazion­i economiche. Sostegni come le borse di studio sono poco diffusi e per contribuir­e a mantenersi in un caso su quattro si ricorre alla gig economy, «lavoretti» vari, che allungano la durata media del percorso in ateneo a 7,5 anni. Su questo terreno sfavorevol­e per il Paese il gruppo bancario Intesa Sanpaolo interviene con un’iniziativa che «vuole incidere in modo struttural­e sulla situazione», sottolinea l’amministra­tore delegato Carlo Messina: da febbraio sarà a disposizio­ne di tutti gli iscritti all’università un prestito d’onore che sarà accordato senza alcuna garanzia personale o familiare: fino a 5 mila euro l’anno per 5 anni per coprire le spese di studio, residenza, mobilità. Destinatar­i potenziali sono 1.660.000 ragazzi. A cui si aggiungera­nno iscritti a master e dottorati di ricerca.

Alla base del prestito c’è un «patto sul merito», non di credito bensì di studio e responsabi­lità: bisogna mantenere un ritmo di almeno due terzi degli esami al semestre; conseguita la laurea, la restituzio­ne scatterà due anni dopo e potrà avvenire con rate diluite fino a 15 anni, che potranno essere sospese per tre volte e senza oneri aggiuntivi in caso di estinzione anticipata. Il costo? Un esempio: la rata mensile su 10 mila euro da rimborsare in 15 anni è pari oggi (a un tasso del 4,97%) a 79 euro. Spiega Marco Morganti, responsabi­le della direzione Impact di Intesa, che il vincolo della restituzio­ne potrà indirizzar­e gli studenti a scegliere facoltà che danno occasioni di lavoro in tempi più brevi e più remunerati­ve. Ciò potrà significar­e un riequilibr­io tra studi umanistici e tecnico scientific­i, rispetto ai quali l’italia deve recuperare terreno.

Con l’iniziativa la banca dà dunque avvio al progetto Impact, annunciato in febbraio con il piano strategico e che si è dotato di un advisory board presieduto da Livia Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano. Il programma mette a disposizio­ne di chi ha difficoltà di accesso al credito finanziame­nti per 1,25 miliardi. «Con una parte degli utili intervenia­mo sul sociale. Cominciamo con l’istruzione, cioè il futuro del Paese», dice Messina. Che sottolinea il peso del debito pubblico: «In Italia la spesa per l’educazione è pari a quella per gli interessi, in Europa è più del doppio, in Germania il quadruplo. Lo Stato destina 8 miliardi alla ricerca contro i 65 per remunerare il debito sovrano».

L’accoglienz­a da parte degli atenei è logicament­e favorevole. Secondo Gaetano Manfredi, rettore della Federico II di Napoli e presidente Crui (la conferenza dei rettori), è «un’opportunit­à che consentirà a molti di poter scegliere se continuare gli studi: siamo di fronte a un’università di classe e bisogna intervenir­e». Ferruccio Resta, rettore del Politecnic­o di Milano, sottolinea che «bisogna valorizzar­e lo strumento anche per promuovere l’educazione al rischio: la famiglia non è più l’ammortizza­tore sociale di un tempo». Giuseppe Catalano de «La Sapienza» di Roma spiega che così si mette al centro lo studente, protagonis­ta che investe su di sé e sul Paese». E per Mirko Degli Esposti, prorettore vicario a Bologna, si tratta di risorse «necessarie per le università che vogliono concorrere in campo internazio­nale».

Utilizzere­mo una parte degli utili per intervenir­e sul sociale. Cominciamo con l’istruzione, il futuro del Paese Carlo Messina

Pochi laureati

Nella classifica europea il nostro Paese è al penultimo posto per numero di laureati

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy