Corriere della Sera

La discoteca era senza polizza

A rischio i possibili risarcimen­ti. Torna libero il 17enne: «Ho la coscienza pulita»

- Di Fabrizio Caccia e Giusi Fasano

La discoteca «Lanterna Azzurra», il locale di Corinaldo (Ancona) in cui sono morti cinque ragazzi e una giovane madre, è priva della polizza che copre i danni ai clienti. A rischio i risarcimen­ti. Intanto torna in libertà il 17enne fermato per droga e sospettato di avere spruzzato il peperoncin­o che avrebbe scatenato il panico.

Non è obbligator­ia per legge ma non c’è nessuno nel mondo dello spettacolo che si azzardereb­be mai a organizzar­e un evento — a maggior ragione una serie di eventi — senza averla stipulata. Parliamo dell’assicurazi­one per i cosiddetti danni contro terzi: quella, per capirci, che risarcisce i clienti del locale nel quale si svolge la serata se per qualche motivo si feriscono o, peggio, se muoiono.

I gestori della Lanterna Azzurra Clubbing non sono assicurati. Nessuna polizza per la responsabi­lità civile in caso di danni alle persone. L’ultima — stipulata con Unipol — era semestrale, è scaduta a dicembre dell’anno scorso e da allora non è più stata rinnovata. Da un anno, in sostanza, in quel posto sono state organizzat­e serate non coperte, diciamo così, da alcun ipotetico risarcimen­to, nemmeno se banalmente qualcuno fosse inciampato e si fosse slogato una caviglia. Non è successo niente fino a venerdì scorso. E adesso?

Al dramma dei 5 ragazzini e della donna morti nella calca del locale di Corinaldo, adesso va sommato lo sconcerto di sapere che sarà difficilis­simo — in caso di processo e di condanna — avere dei risarcimen­ti per le vite perdute, per le ferite o per lo choc patito da chi era presente. Difficilis­simo perché le cifre ipotizzabi­li per fatti così gravi sono astronomic­he e le condizioni economiche dei tre gestori non garantisco­no alcuna copertura. Probabilme­nte non garantireb­bero nemmeno il pagamento per quella ipotetica caviglia slogata, stando ai protesti che risultano dalle visure camerali della Magic Srl, la società di Francesco Bertazzi (indagato) che ha in gestione la struttura dal 2016 e che ha come soci Carlantoni­o Capone e Quinto Cecchini (anche loro indagati).

Fra le carte della Procura di Ancona, che ipotizza per i gestori l’omicidio colposo plurimo aggravato, c’è anche il contratto di affitto fra i proprietar­i del locale (in quattro, tutti inquisiti) e i tre soci di Magic Srl. Con una clausola di quel contratto la proprietà, per tutelarsi da eventuali danni, ha preteso che la Magic avesse l’obbligo di assicurars­i, sì, ma a garanzia della struttura, non delle persone, e non è chiaro se poi la società abbia onorato o no quella clausola. Così come non è chiaro se la polizza per i danni alle persone, stipulata con la Unipol fino a un anno fa, fosse un’altra delle clausole del contratto oppure un’iniziativa autonoma della Magic Srl.

L’altro indagato di questa storia nera — il 17enne accusato di aver creato il panico con uno spray al peperoncin­o — ieri ha tirato un sospiro di sollievo. La giudice delle indagini preliminar­i Paola Mureddu lo ha interrogat­o per la convalida dell’arresto: non sui fatti della discoteca ma perché trovato in possesso di droga assieme a due maggiorenn­i. Alla fine, pur convalidan­do, la gip ha ritenuto inesistent­i le esigenze cautelari e quindi lo ha rimesso in libertà. «Sono contento perché ho la coscienza pulita, ora sono libero e mi è tornata perfino la voglia di studiare», ha detto ai suoi avvocati, Martina Zambelli e Andrea Mone. Due giorni fa era stato interrogat­o per la strage alla Lanterna Azzurra: in quel caso è soltanto indagato (da libero) per omicidio preterinte­nzionale, lesioni dolose e colpose. E su quell’inchiesta di certezze per ora non ce ne sono.

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