Corriere della Sera

«Il mio idolo è Cristiano il Torino è l’amore: deve sognare in grande»

Casagrande, gloria granata: «Alla Juve mai»

- Paolo Tomaselli

Dalla democrazia corinthian­a a quella granata, il calcio di Walter Casagrande era selvaggio e sentimenta­le. Oggi, passata la tempesta di demoni e droghe che hanno rischiato di ucciderlo, l’ex attaccante brasiliano è un uomo nuovo. Che ama il Torino più di ogni altra squadra, ma ha una passione per Cristiano Ronaldo. Sempliceme­nte «il migliore del mondo».

Casagrande, il derby per lei che cosa vuol dire?

«Il primo pensiero è legato a Mondonico. Alla sua capacità di fare gruppo, alla sua forza di volontà, alla mitica sedia levata al cielo di Amsterdam. E certo, penso anche alla doppietta nel derby del ’92, che fu decisiva per battere la Juve davanti a Henry Kissinger, che era ospite dell’avvocato. Due assist di Martin Vazquez, anche se il secondo in verità fu deviato da Tacconi. Momenti indimentic­abili, ma che possono tornare».

In che senso?

«La Juve è super favorita, può vincere la Champions, ma il derby è una gara secca, in cui niente è impossibil­e. E poi il Torino è tornato nelle parti nobili della classifica e deve crederci. Sia nella vittoria contro la Juve, sia nel ritorno in Europa. In Brasile, dopo la tragedia della Chapecoens­e si è parlato molto del Grande Torino: nessuno al mondo dimentica la grandezza di questo club».

La serie A è tornata popolare anche in Brasile?

«Sì, l’arrivo di Ronaldo è stato fondamenta­le per ripartire: la Nazionale senza Mondiale è stato forse il punto più basso per l’italia, ma adesso anche grazie a CR7 tutto il sistema deve crescere».

La differenza, non solo col Toro, ma con tutti, non rischia però di essere troppa?

«È vero, ma è vero anche che questo costringe tutti gli altri ad alzare l’asticella. Cristiano e Messi fanno ancora la differenza e sono unici, però come stile mi piace di più Ronaldo, anche per la sua storia non facile, per la grande determinaz­ione che ha sempre avuto. Lo ammiro molto e adesso che è a Torino gli spedisco una copia del mio libro “Casagrande e i suoi demoni”, perché anche lui possa conoscere la mia storia».

Abissi e rinascite. La trama è questa?

«Sì, fumo, alcol, droghe di ogni tipo. Ho riempito il vuoto che mi ha lasciato il calcio con la dipendenza chimica e ho rischiato di morire. Sono stato salvato dai miei figli, uno dei quali è nato proprio a Torino, e adesso il mio libro è adottato nelle università brasiliane. Io stesso tengo lezioni

I tempi di Mondonico possono tornare. E nel derby niente è impossibil­e

a centinaia di persone sulla prevenzion­e e sulle dipendenze, ho anche istituito una borsa di studio per l’università di Oxford. Faccio il commentato­re di calcio, vado in palestra tutti i giorni, sono sobrio da anni, sono seguito dallo psicologo: sono orgoglioso del mio percorso, ma guai ad abbassare la guardia contro i vecchi demoni».

Cosa le manca degli anni in cui giocava?

«Nel calcio giocato non ho rimpianti, anzi. Il Torino è stata una delle scelte più importanti di tutta la mia carriera ed è l’unica squadra per la quale faccio ancora il tifo. Perché il rapporto che la lega la squadra alla città è qualcosa di differente, unico. Proprio per questo non sarei mai riuscito a giocare nella Juve».

E fuori dal campo, qualcosa che rimpiange?

«La partecipaz­ione. Quella che abbiamo vissuto al Corinthias. Socrates col suo esempio è stato molto importante per me. E il messaggio di tranquilli­tà, pace, gioia, amore e tolleranza, contro ogni razzismo è ancora valido. Anzi, lo è oggi più che mai».

c’è Eravate più intelligen­ti dei calciatori di oggi?

«Non credo, ma sicurament­e eravamo differenti. Guadagnava­mo meno soldi ed eravamo più attenti a quello che accadeva nel mondo reale. Penso anche a giocatori come Gullit o Cantona, con la loro personalit­à, le loro idee e il coraggio di comunicarl­e. Eppure oggi la visibilità coi social network è aumentata a dismisura: i giocatori possono essere un veicolo enorme per il messaggio di un mondo migliore. Basta volerlo».

 ?? (Ap) ?? Granata Walter Casagrande, al Torino dal 1991 al 1993: 47 presenze, 10 gol, 2 alla Juve
(Ap) Granata Walter Casagrande, al Torino dal 1991 al 1993: 47 presenze, 10 gol, 2 alla Juve
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