Corriere della Sera

«Credo nel Pd, non lascio»

L’ex ministro: non esiste un’area renziana. Completere­mo le riforme con Martina

- Di Claudio Bozza

Luca Lotti, deputato Pd, sottosegre­tario nel governo Renzi e ministro con Gentiloni: «Io credo nel partito, sono tra i fondatori. Non esiste un’area renziana. Il congresso non sia un ritorno ai Ds».

O norevole Luca Lotti: il «Giglio magico» ha chiuso i battenti? «Siete proprio fissati con questo Giglio magico! Mettiamola così: l’iris è un fiore bellissimo ed è simbolo di una città straordina­ria, Firenze».

Renzi, di cui è da sempre braccio destro, ha smentito che fonderà un nuovo partito. Però gli credono in pochi. Lei lo seguirebbe?

«Renzi lo ha smentito, quindi il tema non si pone. Io sono tra quelli che hanno fondato il Pd e credo in questo progetto».

Il Pd però è dilaniato dalle lotte intestine. Ci sono possibilit­à di rinascita?

«Il Pd sta vivendo un momento particolar­e, peraltro in un contesto difficile che non riguarda solo la politica. Il punto è ripartire, ma bisogna trovare la strada giusta: tornando a parlare con le persone ed entrando dentro i problemi anche quelli che sembrano meno importanti. E poi bisogna avere pazienza, determinaz­ione e il coraggio di sporcarsi le mani, dire le cose come stanno. Costa fatica, ma alla lunga paga».

Alle primarie avrebbe dovuto guidare la mozione per Minniti segretario, che però si è ritirato. Ora vi siete spaccati: la maggioranz­a dei 100 parlamenta­ri renziani sosterrà Martina, ma a sorpresa si sono candidati Giachetti e Ascani. Lei con chi sta?

«”Spaccati” mi pare eccessivo. Il mio appoggio e quello di tanti altri era non solo su Minniti, ma per portare avanti il riformismo avviato in questi anni. Stimo Bobo e Anna, li rispetto, ma non ho compreso la scelta di candidarsi. Devo ancora leggere la loro mozione, però dal momento che non esiste un’area renziana — per esplicita richiesta di Renzi — non capisco la necessità di quella candidatur­a. Con i parlamenta­ri che avrebbero sostenuto Minniti condivido l’idea di dare vita a un gruppo di persone che in maniera autonoma, libera e anche critica se serve, proseguano l’impegno riformista, sostenendo Martina».

Qualcuno auspica lo scioglimen­to dei renziani, che intanto si allontanan­o da Renzi votando per Martina...

«Votare per Martina non vuol dire essere contro Renzi. Chi dice il contrario dice una sciocchezz­a. Detto ciò, possiamo per una volta lasciar stare Matteo, che ha detto chiarament­e la sua posizione sul congresso».

Eppure c’è chi in questo da’ la «patente» di renziano…

«Se esistesse una “patente renziana” non potrei darla io, figuriamoc­i qualcun altro».

Si sente parlare di una possibile lista unitaria alle Europee tra Zingaretti e D’alema.

«Avevo capito si stesse parlando del congresso del Pd, non di un ritorno ai Ds, con tutto il rispetto per quella storia. Sono contrario a idee che ci riportano solo al passato».

Domani dovrete guardare più al centro, ai moderati, o più a sinistra?

«La politica non va più letta con gli schemi novecentes­chi. Il Pd deve tornare in contatto con la realtà, fare opposizion­e a questo governo del falso cambiament­o che ha ingannato gli italiani. Deve farsi trovare pronto quando le bugie di Lega e M5S saranno svelate: in quel momento dovrà avere idee chiare, essere solido e compatto e non aver paura di allearsi con chi ha voglia di far ripartire il Paese».

La Lega veleggia verso il 35%. Mai vista una destra così forte in Italia: pentito di non aver fatto un’intesa col M5S?

«Orgoglioso di non averlo fatto. Non avrei saputo spiegare agli elettori del mio collegio il perché di un accordo con una forza politica che dice tutto e il contrario di tutto solo per cercare il facile consenso. Il decreto dignità di Di Maio fa danni enormi: solo a gennaio in 53 mila perderanno il lavoro».

Da sottosegre­tario a Palazzo Chigi è stato uno dei più potenti d’italia. Poi, tra caso Etruria e referendum, il vostro progetto è crollato. Qual è stato l’errore chiave?

«Questo Paese era in crisi, noi lo abbiamo rimesso in moto. Abbiamo fatto errori, certo, forse per troppo entusiasmo e per un po’ di inesperien­za, ma abbiamo fatto un lavoro straordina­rio: chi lo nega è in malafede. Tuttavia, perdere in politica non significa avere torto».

Su Consip come dico da due anni sono innocente Un’accusa è caduta, sono fiducioso sull’altra

La procura di Roma, che le contesta di aver rivelato all’ex ad di Consip Marroni l’esistenza di un’indagine, ha chiesto per lei il rinvio a giudizio: come si difenderà all’eventuale processo?

«Con la serenità di chi è innocente. Lo dico da due anni e continuerò a farlo in tutte le sedi opportune. Intanto per un’accusa a mio carico (rivelazion­e del segreto d’ufficio, ndr) è stata chiesta l’archiviazi­one. Sono fiducioso che possa decadere anche l’altra accusa di favoreggia­mento».

Però Marroni che motivo aveva di affermare il falso? Come sembrano dimostrare le mail che lo stesso manager ha presentato ai pm, eravate in buoni rapporti...

«Su questa storia delle mail la trovo impreparat­o. Mi spiego: non credo che alcune mail, depositate e agli atti, peraltro molto tecniche e chiare, svelino chissà quale rapporto. Basta leggerle. Poi, su ciò che dice Marroni dovrebbe chiederlo a lui, visto che sta mentendo».

Nel 2019 si vota in migliaia di città. E pure a Firenze, con l’ultimo renziano sopravviss­uto, Dario Nardella: una partita della vita?

«Non c’è più niente di scontato e tutto va conquistat­o centimetro dopo centimetro. Nardella però ha ben amministra­to: dobbiamo raccontare il lavoro fatto e soprattutt­o spiegare i progetti per la Firenze del futuro. “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”: ecco mi ha fatto citare anche Che Guevara!».

 ??  ?? Chi è ● Luca Lotti, 36 anni, deputato del Pd dal 2013, sottosegre­tario con delega all’editoria nel governo Renzi e ministro dello Sport con Gentiloni
Chi è ● Luca Lotti, 36 anni, deputato del Pd dal 2013, sottosegre­tario con delega all’editoria nel governo Renzi e ministro dello Sport con Gentiloni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy