UN POST DEL RETTORE ACCENDE NAPOLI MA È SOLO UNA FAKE NEWS
Dopo il politichese, il sinistrese o il gentese, ecco il fakese: il linguaggio delle fake news e dell’inganno al tempo della persuasione digitale. E poiché l’inganno è un problema morale e non logico, riconoscerne un testo sarà sempre più difficile. Il faker non scivola sulla coerenza interna ai fatti, piuttosto manipola il contesto. Per queste ragioni, probabilmente non sapremo mai chi, ieri su Facebook, si è preso la briga di attribuire a Gaetano Manfredi, rettore della Federico II di Napoli, un post molto cliccato sulla mancata apertura, all’ombra del Vesuvio, di una sede distaccata della Normale. Sul perché lo abbia fatto, invece, una pista da seguire forse c’è. Il faker in questione non è un perfezionista della sintassi e questo poteva far scattare qualche sospetto tra chi ancora ha in considerazione il sistema universitario italiano, ma non ricorre mai né a esagerazioni polemiche né a disfemismi. Semplicemente, fa dire a Manfredi che il sindaco leghista di Pisa, principale difensore del «brand» Normale, è espressione della mediocrità culturale dei tempi. E si rammarica per il pregiudizio antimeridionale che ha preso anche gli studenti pisani. Tanto gli basta per appiccare il fuoco sui social. Preoccupato dai possibili effetti sulla Scuola di alta formazione che comunque si aprirà a Napoli, anche senza la Normale, il vero Manfredi si è quindi affrettato a denunciare tutto alla polizia postale. Sul perché del finto post, la pista è questa. Il faker parla di «assordante silenzio» dei parlamentari campani della maggioranza e del sindaco di Napoli. Avrebbe voluto sentire la loro indignazione in difesa della dignità meridionale, ed è possibile che si sia inventato tutto per stanarli. Ma è inquietante che per compensare un deficit di rappresentanza si debba ricorrere a un falso d’autore.