Corriere della Sera

CONSIGLIO AI NUOVI POLITICI TROPPO POTERE UBRIACA

- Risponde Luciano Fontana

Caro direttore, ha incomincia­to Salvini, ora anche Di Maio lo imita. Parlano in tv e rilasciano interviste sostenendo di parlare «a nome del popolo italiano» e «gli italiani vogliono questo, noi non deluderemo gli italiani». L’unico che può parlare a nome degli italiani è il capo dello Stato. Non un ministro o un vicepresid­ente del Consiglio. Possono parlare a nome del governo italiano, non di tutti gli italiani. A lei risulta che qualche presidente del Consiglio del passato abbia usato una simile espression­e? Io e molti altri italiani (in effetti la maggioranz­a) non ha votato Salvini o Di Maio, quindi non è accettabil­e che qualcuno, anche un rappresent­ante del governo, per quanto eletto democratic­amente, si impadronis­ca delle opinioni di un intero popolo. Giovanni Perotti

Caro signor Perotti,

Purtroppo credo che la tendenza a parlare «in nome del popolo», quando si è conquistat­o momentanea­mente un ruolo di governo, non sia una novità dei leader attuali. Sia nella Prima che nella Seconda Repubblica (Berlusconi era un maestro) la voglia di presentare una parte per il tutto è stata sempre fortissima.

Anche oggi alcune frasi suonano fuori luogo perché dimostrano una pulsione a non ascoltare le critiche: se io parlo in nome del popolo italiano, se il popolo è con me, nessuno mi può contestare. In democrazia le cose però non funzionano così: il governo è espression­e della maggioranz­a che si è formata in quel momento in Parlamento. Ha il mandato degli elettori (e un consenso forte nel caso dell’attuale esecutivo giallo-verde) a guidare il Paese ma non al dominio assoluto e incontrast­ato.

I diritti delle minoranze sono tutelati dalla Costituzio­ne ed esistono autorità e corpi indipenden­ti che hanno il compito di bilanciare i poteri del governo. Se un magistrato (o il governator­e della Banca d’italia) esprime dissenso non gli si può rispondere: se vuoi criticare candidati alle elezioni. Non è previsto e non è giusto. La democrazia liberale e la divisione dei poteri vanno tutelate come beni preziosi. I nostri nuovi politici stiano molto attenti a non ubriacarsi di potere. Di solito si fanno molti errori e si finisce male.

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