Corriere della Sera

Imagine Dragons: il rock è antiquato

La band americana pubblica «Origins». «Nel mondo si sente l’energia del cambiament­o»

- Barbara Visentin

Dieci anni fa facevano le prove nel salotto di casa dei genitori. A settembre hanno suonato a Milano davanti a 60 mila persone in visibilio sotto una pioggia battente, registrand­o il record di spettatori della loro carriera. La parabola ascendente degli Imagine Dragons è inarrestab­ile, fra dischi multiplati­no, premi vinti e record di ascolti in streaming, ma per la band di Las Vegas è il momento di stilare un primo bilancio. «Per la prima volta da alcuni anni abbiamo un po’ di tempo libero — spiega il bassista Ben Mckee —. Finché sei in tour non hai mai modo di accendere la radio o la tv e quasi non ti accorgi di quanto sia cresciuta la band. Ora che siamo a casa, sentiamo le nostre canzoni ogni 5 minuti, è pazzesco».

La gavetta degli inizi sembra lontana: «Abbiamo passato tanto tempo in una casa piccolissi­ma, non riuscivamo neanche a pagarci le bollette. Mangiavamo riso e fagioli ogni sera, suonavamo nel salotto dei genitori di Dan (Reynolds, il cantante ndr). E tutto per poi esibirci nei casinò peggiori della Strip. A ripensarci era dura, ma non ci sembrava di fare alcuno sforzo».

Dieci anni dopo, questi trentenni affiatati e gentili sono una delle band che stanno riscrivend­o le regole del rock. A novembre hanno pubblicato il quarto disco «Origins» (entrato al numero 5 della classifica italiana), a solo un anno di distanza da «Evolve»: «Sono album fratelli, fanno parte della stessa fase creativa che dovevamo chiudere. Rappresent­ano un momento di crescita e al tempo stesso di grande stabilità, come persone e come gruppo».

Anche «Origins» spazia fra i generi in libertà, unendo una sensibilit­à fortemente pop a un’attitudine molto rock, mettendo insieme elementi di elettronic­a, hip hop, folk, dimentican­dosi le chitarre elettriche. Il risultato sono brani potenti e orecchiabi­li, alcuni dei quali dichiarati inni delle nuove generazion­i, come «Digital» che nel ritornello recita «noi siamo il volto del futuro. Non vogliamo cambiare, vogliamo solo cambiare tutto». Per le nuove generazion­i, sostengono, la parola rock è coperta da una patina di vecchio: «È un concetto che sta diventando antiquato ed è difficile immaginare una nuova estetica rock senza fare un’operazione di ritorno al passato». Ma sono le classifica­zioni, in generale, a essere sempre più fuori moda: «I generi stanno diventando sempre meno rilevanti, nella musica e nella vita in generale — sostiene Mckee —. Tutti ascoltano un po’ tutto e quel che definiva i generi è stato sfocato dall’accesso globale che ora la gente ha alla musica».

Gli Imagine Dragons incarnano il riflesso di questo mutamento, artistico e sociale: «Stiamo attraversa­ndo un periodo folle un po’ ovunque nel mondo ed è evidente che c’è una nuova generazion­e che sta prendendo piede. Sono appena stato a Parigi a farmi dei tatuaggi e si poteva percepire fortemente l’energia del cambiament­o. Sarà interessan­te vedere come cambierà lo spettro politico del mondo. L’unica speranza è che le persone stiano più attente all’ambiente».

E mentre nei prossimi mesi si godranno il successo di «Origins» e voleranno in Europa per una sola data, proprio in Italia, il 2 giugno 2019 a Firenze, per i lavori futuri possiamo star certi che continuera­nno a evolversi: «Lasciamo che siano gli altri a darci delle etichette, ma sarà sempre più difficile definirci».

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InsiemeGli Imagine Dragons: da sinistra Wayne Sermon, Ben Mckee, Daniel Platzman, Dan Reynolds

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