Corriere della Sera

E lo tiene a -8 dalla Juve

Il gol del polacco rinvia il titolo d’inverno ai bianconeri

- DAL NOSTRO INVIATO Cagliari Napoli 0 1 Alessandro Bocci

CAGLIARI Sul prato di Anfield aveva ucciso il sogno napoletano di entrare tra le magnifiche sedici della Champions League calciando, in pieno recupero, il pallone del pareggio contro il Liverpool addosso a Alisson. Cinque giorni dopo Arkadiusz Milik, centravant­i con il nome che sembra uno scioglilin­gua, si riscatta. Succede anche stavolta dopo il novantesim­o. La Sardegna Arena è un teatro molto meno affascinan­te, ma il polacco non ci fa caso e con una punizione dal limite piega il Cagliari e risolve una partita scorbutica.

Milik ha la faccia buona, ma è un tipo tosto. È rinato dopo due gravi infortuni alle ginocchia e anche dopo l’errore contro il Liverpool ha tirato dritto per la sua strada. Il calcio, per fortuna, regala sempre una seconda occasione e il centravant­i nel mirino dei tifosi è pronto a coglierla. Non aveva mai segnato su punizione. Questa di sinistro, morbida e precisa, che aggira la barriera e muore nell’angolo lontano dalla portata di Cragno, rinvia lo scudetto d’inverno. Se il Napoli avesse pareggiato, la Juventus lo avrebbe fatto suo con tre giornate di anticipo. Così gli azzurri risalgono a meno otto e almeno formalment­e tengono aperti i giochi. E il tanto bistrattat­o centravant­i è il capocannon­iere degli inseguitor­i, quello al Cagliari è l’ottavo gol in campionato, il terzo consecutiv­o, uno ogni 125 minuti: «Ho dato una bella risposta e anche il Napoli l’ha data. Ci voleva questa vittoria dopo Liverpool». Anche questa prodezza. «Ha deciso la panchina che tirassi io». Cioè Ancelotti.

Milik toglie dagli impicci il suo allenatore, che in Sardegna esagera con il turnover, lasciando a riposo cinque titolari (sei cambi rispetto alla Champions), soprattutt­o rinunciand­o inizialmen­te agli uomini di palleggio e qualità: da Callejon a Hamsik, da Mertens a Insigne, sino al solido Albiol in difesa. Nel 4-41-1 sperimenta­le Diawara tenta di guidare il gioco e Fabian Ruiz avanza quasi a diventare un altro attaccante. Forse l’intenzione è liberare la squadra dalle tossine di Anfield. Ma il risultato è modesto. Il Napoli regala un tempo, il primo, che gioca senza grinta, senza anima, senza ritmo, senza mai riuscire a verticaliz­zare l’azione. Invece nella ripresa qualcosa succede. Gli azzurri sono più intensi, determinat­i, brillanti e costruisco­no tre azioni importanti nei primi cinque minuti. Maran corre ai ripari e abbassa Faragò, sistemando il Cagliari a cinque in difesa. La sfuriata partenopea dura sino al 25’ e l’azione più importante e sfortunata capita ancora sulla testa di Milik il cui colpo di testa sbatte sulla parte interna della traversa ma non entra. Arkadiusz non si deprime. E Ancelotti capisce che deve lasciarlo sino in fondo, che la dolce notte sarda può trasformar­si nell’ora del riscatto. E così è. Il Napoli riparte. C’è vita oltre Anfield. Resta la rabbia di Maran per la prima sconfitta interna del Cagliari. E i soliti incidenti. Gli ultrà sardi in mattinata assaltano un piccolo albergo che ospita i tifosi napoletani a 20 chilometri dalla città: per fortuna non ci sono feriti.

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(Epa) Boccacce Arkadiusz Milik, 24 anni, ha segnato a Cagliari il suo 8° gol

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