Calamity Jane e le sue sorelle mettono in riga il biathlon
La Wierer scatenata trascina la staffetta azzurra al trionfo a Hochfilzen: «Scattato qualcosa nella testa»
Datele la sciolina giusta, doppierà le altre. Datele un fucile, centrerà il bersaglio più lontano. Dorothea Wierer, la «nuova» Doro, è irrefrenabile: al culmine di un weekend che il biathlon azzurro non dimenticherà facilmente, Calamity Jane trascina la staffetta rosa al trionfo su Svezia e Francia.
Hochfilzen, Alpi tirolesi, provincia d’italia. Giovedì Dorothea sbrana la sprint (primizia assoluta per l’azzurra, la prima ad imporsi in tutte e tre le specialità del biathlon) risucchiando sei decimi di vantaggio alla finlandese Makarainen. Sabato è terza nella pursuit, 25° podio individuale della carriera e pettorale di leader nella classifica generale. Domenica è il quartetto azzurro, con la Wierer in terza frazione, a scrivere nella neve austriaca un’altra pagina di storia. È un successo fotocopia di quello del 2015, quasi con le stesse protagoniste. Al lancio, Lisa Vittozzi (sempre tra le prime 6 nelle gare individuali in questa stagione) chiude in testa con 4 decimi di vantaggio sulla tedesca Hinz. Alexia Runggaldier (che sostituisce Karin Oberhofer) raccoglie il testimone con l’obiettivo di difendersi dalle rivali, tocca Dorothea Wierer 11ª, con oltre un minuto di ritardo dalla Slovacchia. Doro dimostra di essere la numero uno del biathlon mondiale, annulla il gap grazie al 100% al tiro, conclude la frazione nettamente in testa con 18’’ sulla svizzera Gasparin e oltre 30’’ sulla svedese Nilsson e sulla francese Aymonier. In ultima frazione Federica Sanfilippo deve guardarsi dall’attacco di Oeberg, Bescond e Starykh. I suoi poligoni sono perfetti, l’azzurra non si fa prendere dal panico nemmeno quando, sul secondo, le cade il caricatore. È il percorso pulito a fare la differenza: la Oebgerg sbaglia e la rimonta sugli sci non le riesce. Italy uber alles, come natura crea.
Sei podi in sette gare di Coppa dimostrano una supremazia nostrana sconcertante, che stupisce anche il d.t. Fabrizio Curtaz: «Dopo l’olimpiade, che ha chiuso un ciclo, abbiamo cambiato staff. Era importante ripartire bene. Alla Wierer è scattato qualcosa nella testa, ha fatto il salto di qualità definitivo». E il meglio deve ancora arrivare.