Corriere della Sera

Sette interventi e resisto...»

Delfino, la schiacciat­a su Durant, il k.o. e la Generacion Dorada

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conto che mi ero fatto male. Camminando non sentivo alcun dolore, il problema c’era quando provavo a spingere. In conferenza stampa scherzando dissi: “vabbe’, se questa dovesse essere l’ultima giocata della mia carriera, sarà pur sempre una schiacciat­a su Durant”. Ridevo».

Poi i sorrisi lasciarono spazio all’angoscia. «Il primo intervento, niente. Il secondo, niente. Il terzo. Il quarto lo feci solo per poter giocare con i miei bimbi in giardino. Cominciavo a pensare: quella della schiacciat­a

d Mi sono rotto il piede nel momento migliore della mia carriera, sono stato fermo 3 anni, è arrivata la chiamata del c.t. dell’argentina e sono rinato

su Durant era una battuta, ma intanto i miei figli crescevano e mi chiedevano se io davvero giocavo a basket».

Un calvario. «Dopo il quarto intervento ho pensato: mollo. Poi a farmi cambiare idea è stata mia nonna. Stava morendo, l’ultima volta che mi ha riconosciu­to mi guardò e disse: “Sei ingrassato, Carlos”. Non sto giocando, nonna, risposi. E lei: “Quando mi rimetto in piedi usciamo a correre”. Morì 10 giorni dopo. Qualcosa scattò dentro di me. Mi sono detto: sarò io a decidere come e quando chiudere la mia carriera, non un infortunio».

Arrivarono il quinto e il sesto intervento, arrivarono le visite dalla stregona, le cure con il reiki («dicevano di poter togliere le energie negative guardando la mia foto, in certe situazioni le provi tutte»), poi a Bologna l’intervento risolutivo del professor Giannini, ottantenne luminare bolognese: «In pratica mi ha riconfigur­ato un piede che non era più pronto a correre». Cellule staminali e tessuti biologici ricreati in laboratori­o. E un pezzo di osso tolto perché

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