Corriere della Sera

Così ho spiegato ai superstiti della discoteca che il mondo non finisce

La terapeuta dei giovani di Corinaldo

- Di Giorgia Cannizzaro*

Giorni di pioggia e freddo si susseguono inesorabil­i, come i giovani pazienti che ogni giorno incontro e che scelgono di raccontare a una psicoanali­sta le loro giovani storie, le loro emozioni, quelle conosciute e quelle a cui ancora non riescono a dare un nome. Mi incuriosis­ce la loro fierezza, la loro insopporta­bile strafotten­za mista a quella tenera fragilità, quella insicurezz­a celata che ho il privilegio di attraversa­re insieme a loro e insieme a loro svelare, amare, sopportare.

La brutta musica di cui tanto si parla è la loro musica, i giovani «teppistell­i» in discoteca sono i loro amici del cuore. Quelli con cui condividon­o le giornate, le risate, la tristezza e il tempo. Quel tempo che spesso noi adulti non abbiamo per loro e che li sottopone a una lacuna di riferiment­i e a un tentativo di riempiment­o con ciò che è a portata di mano, o di un click, per essere più attuali. Quello che critichiam­o e che tanto disprezzia­mo è il loro mondo, quello in cui sono nati, che ospita la loro crescita e che gli abbiamo offerto noi.

L’incoerenza è la nostra maggiore colpa. La debolezza, la nostra cifra. La sregolatez­za di cui siamo portatori, ciò che pagheranno con gli interessi e che non ci perdoneran­no mai. L’aggressivi­tà nella musica è la risposta della nuova generazion­e alla nostra offerta, non c’è da scandalizz­arsi se in una società in cui «papà ogni weekend era ubriaco perso e mamma lancia un reggiseno a ogni concerto», un adolescent­e usa uno spray al peperoncin­o chissà per quale ragione. Non c’è da scandalizz­arsi se nella società dei legami liquidi di Bauman un giovane non trova dentro di sé una capacità simbolica e relazional­e adeguata a contenere gli impulsi distruttiv­i, i più difficili da governare, che spingono forte come le note dei Trapper.

I miei giovani pazienti si interrogan­o, oggi più che mai, sulla sicurezza del mondo. Ho incontrato ragazzi all’indomani della tragedia di Corinaldo. Ho accolto i più gravi al loro risveglio in ospedale. Dei

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