Corriere della Sera

Non solo grandi opere, per il governo si apre anche la vertenza auto

- di Dario Di Vico

Dopo la Tav la politica industrial­e per l’auto. Il contenzios­o tra Confindust­ria e governo si allarga e in entrambi i casi l’iniziativa parte da Torino, l’ex capitale dell’industria italiana che non si rassegna a declinare e chiede all’esecutivo di scegliere risolutame­nte la crescita, le infrastrut­ture e l’attenzione al settore- principe del Pil italiano ( l’automotive).

Per dare forza alla rivendicaz­ione ieri a Torino c’era il presidente della Confindust­ria Vincenzo Boccia che ha riunito i rappresent­anti di una t rentina di aziende compresa la Fiat Chrysler, che pure formalment­e è fuori dal perimetro di Viale dell’astronomia. Il gruppo di lavoro ha — come ha sottolinea­to il presidente dell’anfia Paolo Scudieri — l’obiettivo ambizioso di scrivere una proposta di politica industrial­e capace di governare la transizion­e tecnologic­a verso l’elettrico e sul breve di affrontare i problemi produttivi/ occupazion­ali che i venti di recessione portano con sé.

Boccia, apparso ieri spigoloso nei confronti del governo, chiede all’esecutivo di « passare dall’individuaz­ione delle colpe alle soluzioni » e mette in guardia dal continuare a fare la guerra alla Francia con il rischio che « i consumator­i di quel Paese non comprino più made in Italy » e, cosa più importante, minaccia di aprire la prima vertenza di politica industrial­e tra gli imprendito­ri e il governo. Quanto alle manifestaz­ioni di piazza degli imprendito­ri Boccia spera proprio « che non ci si debba arrivare, non sarebbe un bel segnale » .

Il tutto avviene in una fase in cui non è ancora stata esplicitat­a la filosofia che Luigi Di Maio vuole imprimere al ministero dello Sviluppo economico ( Mise). Se sul versante macroecono­mico il ministro sogna di invertire il ciclo con i consumi dei « poveri assoluti » finanziati dal reddito di cittadinan­za, non è chiaro come pensi di affrontare le crisi industrial­i che si troverà di fronte nel 2019 con un Pil che viaggia a quota zero. Finora Di Maio ha oscillato tra una concezione che fa della Cassa integrazio­ne il principale strumento di politica industrial­e al lancio di suggestion­i avvenirist­iche come il trasporto nel tubo sopraeleva­to di Hyperloop che umilierebb­e le performanc­e dell’alta velocità. Oppure la stampante 3D che renderebbe sorpassate le infrastrut­ture fisiche per il trasporto delle merci e altre distrazion­i mediatiche di questo tipo. È vero che ha istituito un paio di commission­i su intelligen­za artificial­e e blockchain, ma la dotazione finanziari­a è risibile e non si capisce poi perché se il nuovo Mise vuole favorire l’innovazion­e abbia de facto boicottato il piano Industria 4.0 lanciato dal vecchio Mise e segnato da un buon successo.

I n ogni sortita del ministro sembra mancare il giusto mezzo, ideologia pauperista e innovazion­e spinta convivono in un mix indecifrab­ile ed è proprio per questo

motivo che la Confindust­ria sente la necessità di richiamarl­o a un esercizio di responsabi­lità criticando in primo luogo i provvedime­nti presi, proprio nel campo dell’auto, « con la logica perversa di un’ecotassa che danneggia 14 modelli prodotti in Italia » .

Se nel caso della Tav, alla fine, la Confindust­ria si è ritrovata come alleato la Lega, non è detto che lo schema si ripeta con la politica industrial­e per l’auto. In continuità con la cultura del vecchio Carroccio, i salviniani sono portati più a proteggere le Pmi sul versante burocratic­o e fiscale che a interessar­si di ciò che riguarda le grandi produzioni. In fondo, i leghisti possono pensare che il loro provvedime­nto- bandiera sia la flat tax per le partite Iva, che tende a miniaturiz­zare il terziario italiano e a congelare la crescita delle aziende artigiane, ma può generare sul breve un discreto consenso.

È più probabile, quindi, che la nuova offensiva del presidente di Confindust­ria Boccia più che alla politica piaccia al sindacato, giustament­e allarmato dalle contraddiz­ioni e dai rischi di una transizion­e all’elettrico mal governata.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy