L’analisi: i costi superano i benefici per 6 miliardi
«La notevole diminuzione del traffico merci non giustifica la spesa per la linea ferroviaria»
TORINO « La notevole diminuzione del traffico merci non giustifica la spesa per la linea ferroviaria. E i costi superano i benefici per 6 miliardi di euro » . La sentenza di « condanna » per la Tav Torino- Lione è vergata in poche righe al fondo delle 80 pagine dell’analisi costi benefici, il documento confezionato dal tea mdi Marco Ponti e consegnato alla Francia dal ministro ai Trasporti Danilo Toninelli ma ancora ignoto all’altro azionista di governo, la Lega, e al Parlamento.
In pratica secondo gli estensori dello studio commissionato dal Mit, risulterebbe più conveniente sborsare 3,4 miliardi euro per eventuali penali e costi annes- si alla rinuncia dell’opera, come previsto dall’avvocatura dello Stato, che continuare a investire in un’opera « inutile » . Una prospettiva che fa gelare il sangue ai vertici di Confindustria.
« Il futuro della Tav? Bisognerà chiedere a Macron. Il presidente francese sembra essere l’unico decisore politico ad avere in mano l’analisi costi benefici sulla Torino- Lione. In Italia tutti ne parlano ma nessuno l’ha letta » . A dirlo è il leader degli industriali Vincenzo Boccia, intervenuto ieri a Torino al Tavolo per il rilancio della filiera dell’auto, stemperando con una battuta la lunga attesa attorno all’analisi costi benefici del Mit che ritiene la Tav « uno spreco di denaro pubblico » .
Quindi Boccia si fa serio e vagiàd uro sull’indecisionis modell’ esecutivo :« La T ava regime comporta cantieri con l’occupazione di 50 mila persone. In una fase delicata dell’economia mondiale, pensiamo che questa analisi di impatto economico possa bastare al Paese per fare un salto di qualità. Non servono altri studi » . Secondo il leader di viale dell’astronomia se non ripartono gli investimenti, si rischiala paralisi del sistema produttivo. E la Tav è uno dei motori della ripresa. Privarsene significa arrendersi alla logica di una « decrescita » già in atto e certificata dalla recessione tecnica del Pil italiano. Per il presidente di Confindu- stria ci sono « 26 miliardi di euro di risorse stanziate che non intaccano il deficit pubblico, al netto della Tav, che se aggiunta porterebbe questa cifra a 30 miliardi » .
Per ripartire servirà anche il contributo dell’auto, alle prese con una profonda transizione tecnologica a livello globale, ma « frenata » in I talia dall’ecotassa sui veicoli ritenuti più inquinanti e dalla riduzione del credito d’imposta sulla ricerca. Gli industriali chiedono al governo un confronto. « Gli imprenditori — ricorda Boccia — sono scesi due volte in piazza a Torino per dire sì alla Tav. Non escludiamo altre iniziative » .