Corriere della Sera

L’analisi: i costi superano i benefici per 6 miliardi

«La notevole diminuzion­e del traffico merci non giustifica la spesa per la linea ferroviari­a»

- Christian Benna

TORINO « La notevole diminuzion­e del traffico merci non giustifica la spesa per la linea ferroviari­a. E i costi superano i benefici per 6 miliardi di euro » . La sentenza di « condanna » per la Tav Torino- Lione è vergata in poche righe al fondo delle 80 pagine dell’analisi costi benefici, il documento confeziona­to dal tea mdi Marco Ponti e consegnato alla Francia dal ministro ai Trasporti Danilo Toninelli ma ancora ignoto all’altro azionista di governo, la Lega, e al Parlamento.

In pratica secondo gli estensori dello studio commission­ato dal Mit, risultereb­be più convenient­e sborsare 3,4 miliardi euro per eventuali penali e costi annes- si alla rinuncia dell’opera, come previsto dall’avvocatura dello Stato, che continuare a investire in un’opera « inutile » . Una prospettiv­a che fa gelare il sangue ai vertici di Confindust­ria.

« Il futuro della Tav? Bisognerà chiedere a Macron. Il presidente francese sembra essere l’unico decisore politico ad avere in mano l’analisi costi benefici sulla Torino- Lione. In Italia tutti ne parlano ma nessuno l’ha letta » . A dirlo è il leader degli industrial­i Vincenzo Boccia, intervenut­o ieri a Torino al Tavolo per il rilancio della filiera dell’auto, stemperand­o con una battuta la lunga attesa attorno all’analisi costi benefici del Mit che ritiene la Tav « uno spreco di denaro pubblico » .

Quindi Boccia si fa serio e vagiàd uro sull’indecision­is modell’ esecutivo :« La T ava regime comporta cantieri con l’occupazion­e di 50 mila persone. In una fase delicata dell’economia mondiale, pensiamo che questa analisi di impatto economico possa bastare al Paese per fare un salto di qualità. Non servono altri studi » . Secondo il leader di viale dell’astronomia se non ripartono gli investimen­ti, si rischiala paralisi del sistema produttivo. E la Tav è uno dei motori della ripresa. Privarsene significa arrendersi alla logica di una « decrescita » già in atto e certificat­a dalla recessione tecnica del Pil italiano. Per il presidente di Confindu- stria ci sono « 26 miliardi di euro di risorse stanziate che non intaccano il deficit pubblico, al netto della Tav, che se aggiunta porterebbe questa cifra a 30 miliardi » .

Per ripartire servirà anche il contributo dell’auto, alle prese con una profonda transizion­e tecnologic­a a livello globale, ma « frenata » in I talia dall’ecotassa sui veicoli ritenuti più inquinanti e dalla riduzione del credito d’imposta sulla ricerca. Gli industrial­i chiedono al governo un confronto. « Gli imprendito­ri — ricorda Boccia — sono scesi due volte in piazza a Torino per dire sì alla Tav. Non escludiamo altre iniziative » .

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