Di Maio e la spaccatura nel M5S Si decide dopo il voto in Abruzzo
La fronda interna su Salvini. Il leader domenica punta a superare il 30%
Il Rubicone politico del governo rischia di diventare il voto di domenica in Abruzzo. Fino ad allora l’idea del Movimento è « attendere e concentrarsi ». Il braccio di forza con la Lega su diverse questioni — dall’autonomia alla nomina Inps e, soprattutto, i casi Diciotti e Tav — non si placa. Matteo Salvini e Luigi Di Maio anche ieri hanno evitato incontri ufficiali, anche se i Cinque Stelle cercano di smorzare le voci di tensioni. « Il clima è sereno » , rassicurano i vertici. Ma sottotraccia covano malumori e nodi da sciogliere in tempi rapidi. L’agenda politica, però, con il voto sull’ autorizzazione aprocedere nei confronti di Salvini in Senato e la pubblicazione dell’analisi costi- benefici sulla Torino- Lione, permette una parentesi.
Le Regionali abruzzesi potrebbero, a seconda dell’esito, far propendere per un atteggi amento più o meno prudente. Su un doppio fronte: in seno all’esecutivo e all’interno del gruppo parlamentare. E anche per questo motivo l’attenzione è rivolta alle ultime giornate di campagna elettorale. Venerdì a Pescara è prevista una carrellata di big per il gran finale. L’asticella, il discrimine per capire se sarà un voto positivo o negativo, è stata fissata intorno al 30- 32%.
Intanto i toni in vista del voto di maggio rischiano di rimanere aspri anche per i mesi a venire. « Non staremo a farci schiacciare dalla Lega », assicurano i penta stellati, che stanno mettendo in moto la lunga campagna per le Europee. La road map è stata definita: entro fine mese verrà varato il manifesto, solo succes- sivamente ci saranno le votazioni. E intorno a metà marzo dovrebbe partire la girandola di comizi. Sempre più capillari . La strategia dei vertici è chiara: « Dobbiamo tornare a parlare alla base, se è il caso a nche port a a port a » . Una mossa « necessaria per spiegare quello che è stato fatto » . Insomma, dopo il ritorno di Alessandro Di Battista in prima l i nea e quello di Beppe Grillo sul blog, prosegue il piano del « ritorno alle origini » . E anche il restitution day di ieri ( la donazione di 2 milioni di euro alle popolazioni alluvionate), in piazza davanti al Parlamento, va in questa direzione.
A complicare la vita del capo politico del Movimento sono proprio paradossalmente i « principi originari » dei Cinque Stelle. Una pattuglia di senatori — tra i 15 e i 20 — si starebbe impuntando sul caso Diciotti: sarebbero contrari a difendere l a posizione di Salvini. Di Maio, però, aspetta che domani inizi l’iter della giunta e conta di poter spiegare ai suoi che non si tratta di giudicare il ministro dell’interno, ma l’operato del governo. Una specie di fiducia. Un passo che, come tale, potrebbe anche avere riscontri da porre all’attenzione dei probiviri. Il leader, però, non ha ancora sciolto le riserve del voto penta stellato( secondo un sondaggio pubblicato dal tg di La7 l’ 83% degli elettori pentastellati è convinto che Salvini non vada processato).
« C’è ancora tempo: onestamente siamo concentrati su altri dossier » dicono nel Movimento. Il Senato, infatti, si appresta a votare in prima lettura la riforma che prevede il taglio dei parlamentari. Ma a tenere banco è ancora la vicenda Tav, l’alta velocità, dove il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe intervenire ancora una volta per sbrogliare la situazione. « Noi siamo molto chiari e anche altrettanto irremovibili: sulla Tav il Movimento è compatto » , dice un parlamentare. E rilancia .« Ora è la Lega che deve chiarire se tiene di più al benessere degli italiani o ad altro » .
E c’è chi fa notare che nuove elezioni Politiche, con questa legge elettorale, porterebbero comunque ad avere ancora un quadro incerto.
L’asticella
Il ministro ha fissato l’asticella per decidere se alle Regionali sarà vittoria o sconfitta