Il caso Achille Lauro e le allusioni alla droga «Ma io parlo delle star»
A fianco Anna Tatangelo (che ha cantato «Le nostre anime di notte») e Ultimo, tra i favoriti con «I tuoi particolari»
Gira sul web la foto di una pillola di Mdma rosa e con il logo Rolls Royce; Achille Lauro si trova accusato di apologia di paradiso sintetico; Baglioni di non aver capito il sottotesto della canzone quando l’ha selezionata e la Rai di ospitare al Festival un inno alla droga.
Lauro smentisce, la citazione della casa automobilistica è un richiamo all’«icona principale mondiale di eleganza» in un testo che «parla di tutte le icone mondiali, dal mondo di Hollywood alla musica, allo stile, dagli anni Cinquanta ad oggi». Il caso fa discutere: un paio d’anni fa una molly con quel logo ha ucciso un ragazzino in Inghilterra, a Striscia don Mazzi suggerisce a Baglioni di rimediare in qualche modo alla diffusione di una «cultura di morte».
Detto che il riferimento non è così immediato, il marketing del narcotraffico ha dato mille forme e colori diversi alle pasticche di ecstasy (ce n’è pure una con i lineamenti di Donald Trump) e se uno chiede una Rolls Royce in un club è più probabile che gli arrivi una limousine rispetto a un pusher, il gioco della seconda chiave di lettura sul testo di Lauro ci sta.
Le icone musicali citate hanno avuto tutte un più o meno tragico rapporto con le droghe. I Doors si prendono la prima strofa: Jim Morrison è morto in circostanze mai chiarite, ma non di vecchiaia. Come Jimi Hendrix. «A ventisette come Amy» è un flash sulla morte di Amy Winehouse, voce divina e altrettanto intensa tendenza all’autodistruzione. Lo stesso problema di Elvis. Axl Rose è vivo, anche se la leggenda vuole che sia sopravvissuto almeno a un paio di overdose. Quel Billie Joe con la «chitarra in perla» è Billie Joe Armstrong dei Green Day, alcol, medicine e rehab. Tra le figurine dell’album di Lauro ci sono anche Marilyn Monroe, diva assoluta uccisa dai barbiturici, e Paul Gascoigne, genio in campo e sregolatezza nella vita. Per cogliere «Perdo la testa come Kevin» ci vuole un passo doppio. Macaulay Culkin, l’ex-bimbo prodigio, che ha confessato le sue dipendenze, in Mamma ho perso l’aereo si chiamava così. Una strofa è
d
Rolls Royce
Il titolo indica uno status, non ho mai saputo nulla dei riferimenti alle pasticche di ecstasy dedicata a Miami Vice, la serie anni 80 in cui Don Johnson combatteva, guarda un po’, il narcotraffico.
Lauro usa anche la prima persona. «Voglio una vita così» fa venire in mente quella «vita spericolata» di Vasco. Che, guarda caso, con «Bollicine» subì lo stesso processo alle intenzioni: la Coca Cola, messa lì a denuncia del consumismo, veniva associata alla cocaina. «Non sono stato me stesso mai» è una confessione degli stati alterati che il trapper ha raccontato nell’autobiografia Sono io Amleto?
Se si vuole, tutto conduce al proibito. Con il rischio di cadere in mille trappole interpretative. E se invece quel «non c’è niente da capire» citasse De Gregori? Con quelle parole il Principe dei cantautori voleva liberarsi dallo scrutinio parola per parola dei suoi testi. L’interpretazione a tutti i costi.