Corriere della Sera

Al Festival parata di stelle Ligabue il re del rock

Stasera il verdetto del Festival. Favoriti Ultimo, Irama, Simone Cristicchi, Loredana Bertè Gag del rocker, sul palcosceni­co come un sovrano Piacciono Negrita-ruggeri, deludono Arisa-hadley

- di Renato Franco e Andrea Laffranchi

SANREMO Liga sul trono, in stile imperatore del rock. Egotrip da Festival? È soltanto un gioco. Liga era arrivato sul palco in versione serata elegante — smoking mimetico e gilet metallizza­to a petto nudo (ci è ricascato dopo anni) — per «Luci d’america», il singolo che lancia il nuovo album «Start».

«Voglio fare come gli altri e scendere le scale», chiede alla fine del pezzo. Bisio concede e si presta a rifare per due volte una presentazi­one in cui spreca ironicamen­te enfasi e superlativ­i, spuntano ballerini e una chitarra di 2 metri e mezzo. Non basta ancora. Per la terza uscita c’è un corpo di ballo che lo porta in trionfo: trono e mantello di ermellino. «Preferivo il primo», dice Liga. Si torna alla musica. «Urlando contro il cielo» e poi il duetto con Claudio Baglioni per «Dio è morto», omaggio a Guccini, feticcio di Luciano. «Questa canzone a 50 anni di distanza risulta attualissi­ma», aveva detto il rocker poco prima. «Quasi profetica» aggiunge il «compagno Baglioni», così lo aveva apostrofat­o il maestrone per la bocciatura di una sua canzone al Festival.

Che traffico. Senza contare cori, corpi di ballo, orchestra e band, sono 56 gli artisti che si incrociano fra camerini e palco. Baglioni dirige il timone della quarta serata verso la musica. È la puntata dedicata ai duetti, l’armonia quindi è quella delle «diverse discipline». Non c’è solo musica, si recita e si balla. E la parte di spettacolo che risulta un po’ sacrificat­a negli spazi. Freccia in giù per Virginia Raffaele: senza la protezione delle maschere non trova la sua dimensione. Bisio fa Bisio e ha la freccia in su. Fa un monologo ispirato a Gli sdraiati di Michele Serra sul rapporto padre-figlio e la chiusura è affidata a Anastasio, rapper di X-factor, che racconta il punto di vista del giovane e ci mette una rima su «un idiota che parla di droga e vita di strada» che prende di mira i trapper, tutti o Achille Lauro?

Si va verso la finale e i favoriti sono Ultimo e Irama se si vuole stare sugli under 30, con Cristicchi, Nek e Bertè per stare sul classico. Risultati alterni nei duetti. Funzionano la voce profonda di Enrico Ruggeri e la tromba che vola di Roy Paci con i Negrita. E funziona anche la battuta di Bisio sulla scarsità di capelli in scena. «Soldi» di Mahmood è pezzo forte (è il secondo più trasmesso dalle radio fra quelli in gara, il primo è Irama), e Gué Pequeno si prende il premio stiloso della serata.

Sulla carta era la scelta giusta per Motta, ma Nada non è sembrata in bolla. La coreografi­a dei Kataklò si abbina bene al musical di Arisa (Tony Hadley poteva fare di meglio con la pronuncia). Ghemon gioca tutto sull’eleganza e con Diodato e le atmosfere vintage dei Calibro 35 va oltre la versione originale.

Carta e Shade chiamano Cristina D’avena: ma la musica per bambini non dovrebbe stare altrove? Su una storia drammatica come quella di Irama, Noemi aggiunge quando bisognereb­be togliere. Surreale l’ingresso in scena di Patty Pravo: 10 secondi di silenzio in mezzo alla canzone. L’ennesima (auto) picconata al monumento. I ragazzi del Volo stanno cercando una strada meno kitsch e più contempora­nea con «Musica che resta», ma con il violinista virtuoso fanno tre passi indietro.

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 ??  ?? Sul trono Il grande ospite di ieri sera è stato Luciano Ligabue. Il rocker, 58 anni, oltre ad aver cantato alcuni dei suoi successi ha molto scherzato, facendo numerosi ingressi sul palco
Sul trono Il grande ospite di ieri sera è stato Luciano Ligabue. Il rocker, 58 anni, oltre ad aver cantato alcuni dei suoi successi ha molto scherzato, facendo numerosi ingressi sul palco

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