Pasini: mai così vicini imprenditori e lavoratori Il governo apra i cantieri
Taglio delle previsioni di crescita dell’italia allo 0,2% nel 2019. E crollo della produzione industriale del 5,5% a dicembre. «L’italia non è ko. Ma colpi bassi come questi lasciano il segno. Avremmo potuto pararli, con un minimo di lungimiranza. Non l’abbiamo fatto. Ora però non perdiamo altro tempo. Bisogna reagire», rilancia Giuseppe Pasini, alla guida di Aib, l’associazione degli industriali bresciani, e titolare del gruppo Feralpi, acciaio, oltre 1.500 dipendenti.
Oggi i sindacati scendono in piazza. Chiedono politiche per la crescita. Con Cgil, Cisl e Uil ci sarà anche una delegazione di Confindustria Romagna. È nato il partito
del Pil?
«Devo ammettere che non ho mai visto il mondo del lavoro e quello dell’impresa così vicini come oggi. Stiamo parlando la stessa lingua. Crescita e occupazione sono le priorità condivise, ciascuno nel proprio ruolo. Come ha detto il presidente Boccia, servirebbe un taglio del cuneo fiscale tutto a favore del lavoro, per rilanciare i consumi».
Non possiamo permettercelo. Addirittura rischiamo la manovra correttiva...
«Infatti, guardi, la prima cosa da fare, subito, sarebbe aprire i cantieri delle infrastrutture che hanno già completato l’iter burocratico e hanno gli stanziamenti assegnati. Ci sono 24 miliardi congelati in attesa di un via libera. Non possiamo aspettare».
Da tempo Confindustria rinnova questa proposta. Senza successo però.
«È la prima cosa da fare se vogliamo provare a rialzarci. A partire dalla Tav».
Dietro il Pil con il segno meno c’è il calo degli investimenti, anche di quelli privati. Gli imprenditori non hanno più voglia di rischiare?
«Se restiamo la seconda manifattura d’europa vuol dire che gli imprenditori stanno facendo la loro parte. L’impresa familiare italiana ha fatto scelte di medio-lungo termine, senza mai cercare il profitto mordi e fuggi. Semmai il problema è un altro».
Quale?
«Gli investimenti vanno incoraggiati, bisogna creare un contesto amico. Invece la legge di Bilancio ha puntato tutto sull’assistenzialismo. Ci aspettavamo un contraccolpo. Ma non così pesante».
Nella legge di Bilancio ci sono sgravi per chi assume le persone che hanno diritto al reddito di cittadinanza...
«Questa misura dà ai giovani un messaggio del tutto sbagliato. E poi noi non troviamo tecnici specializzati e ingegneri. Temo che tra chi ha diritto al reddito di cittadinanza non ci siano persone con queste specializzazioni».
Ce l’ha con il governo giallo-verde?
«Non mi interessa la politica. Sono stato critico con questo come con altri governi».
I rapporti difficili con Francia e Germania possono complicare la vita alle nostre imprese?
«Il mio gruppo ha 600 dipendenti in Germania. E posso dirle che gli imprenditori europei con cui lavoriamo ci stimano molto. Forse proprio perché sanno che qui si lavora in un contesto complesso».
Rimpiazzerete i lavoratori che escono con quota 100?
«Molto difficile il rimpiazzo uno a uno. Colpa della recessione. Ma anche del gap delle competenze. Ecco su cosa bisognerebbe investire, oltre che sulle infrastrutture!».
Le Confindustrie del Nord fanno il tifo per l’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma al Sud monta la protesta. Anche tra gli imprenditori.
«Il Nord non vuole risorse aggiuntive ma solo autonomia nella loro gestione. Chiarito questo, credo che anche la protesta finirà in nulla».