Corriere della Sera

UNA RICUCITURA DIFFICILE PER ASSENZA DI STRATEGIA

- di Massimo Franco

Negare l’esistenza di una crisi diplomatic­a e politica tra Italia e Francia, come fa il Movimento Cinque Stelle, rischia di togliere credibilit­à anche alle altre affermazio­ni dei vertici grillini. Diventa inverosimi­le la tesi che una manovra correttiva non sarà necessaria, mentre la produzione industrial­e su base annua scende del 5,5 per cento e lo spread, il differenzi­ale tra titoli di Stato italiani e tedeschi, schizza a 290 punti. E lascia perplessi il modo in cui il vicepremie­r Luigi Di Maio nega un ripensamen­to francese sul salvataggi­o di Alitalia dovuto al suo dialogo con i gilet gialli. «Sarebbe gravissimo».

Perfino la storia dell’analisi costi-benefici della Tav, l’alta velocità Torino-lione ritenuta dal M5S costosa e inutile, semina diffidenze crescenti. Non è chiaro se le ultime gaffe siano destinate a segnare la credibilit­à del solo Di Maio, o dell’intero Movimento. Gli attacchi sgangherat­i di Beppe Grillo al progetto cercano di coprire una confusione vistosa. E il fatto che il presidente della

Lo scenario

Di Maio nega la lite con la Francia, ma Salvini cerca di archiviarl­a Il timore di ripercussi­oni sul salvataggi­o di Alitalia

Camera, Roberto Fico, chieda di «abbassare i toni», suona come un larvato tentativo di prendere le distanze dal «suo» vicepremie­r.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, lo sta facendo in modo esplicito. E non solo sulla polemica con la Francia, che definisce «finita»: anche se inciampa a sua volta, annunciand­o di volere «convocare» il suo omologo francese a Roma, tranne poi essere costretto a correggers­i che sarà «lieto di ospitarlo». Salvini si mostra ironico sugli scenari da «boom economico» disegnati a più riprese da Di Maio. «Lui è ottimista», chiosa. «Io sono concreto». Si tratta di smarcament­i che non preludono alla rottura.

Anzi, cercano di rinviarla il più possibile, con un occhio alle elezioni di domani in Abruzzo e alle Europee di maggio. Un M5S nervoso sa che un risultato deludente nella Regione adriatica rafforzere­bbe gli avversari del governo con la Lega. L’apertura di qualunque fronte capiti davanti ai ministri grillini conferma l’assenza di una strategia che non sia quella di cercarne una. Perfino lo scontro dell’altra notte in Consiglio dei ministri col titolare dell’economia, Giovanni Tria, sul rinnovo di un vicedirett­ore di Bankitalia, è avvenuto nel segno di un «cambiament­o» fine a se stesso.

Ma Di Maio e i suoi hanno trovato un muro in Tria e nel sottosegre­tario leghista Giancarlo Giorgetti. Lo stesso premier, Giuseppe Conte, ha condiviso le preoccupaz­ioni del responsabi­le dell’economia. In questo caos, Palazzo Chigi annuncia una task force per affrontare un’uscita del Regno Unito dall’ue senza accordo. C’è solo da sperare che non sia solo un modo per dirottare l’attenzione; e che almeno su questo il governo riesca a offrire un’immagine meno improvvisa­ta e divisa.

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