Con Martina e Zingaretti sfilano anche i vecchi leader
I dem tra i primi ad arrivare alla manifestazione. Dove spuntano anche D’alema e Cofferati
ROMA Le facce note del Pd sono tra le prime ad arrivare a piazza della Repubblica, dove lavoratori e pensionati si radunano per il corteo Cgil, Cisl e Uil che si concluderà a piazza San Giovanni. Eccoli, sorridenti per le foto di rito con i leader sindacali: Nicola Zingaretti, favorito nella corsa per la segreteria del partito, e il suo rivale, Maurizio Martina. Entrambi sono convinti che le possibilità di riscossa del Pd passino per la ricucitura del rapporto con i sindacati, a partire dalla Cgil. Martina lo dice esplicitamente: «Si deve aprire una nuova stagione con il mondo del lavoro e questa
Si deve aprire una nuova stagione con il mondo del lavoro, questa è una occasione Maurizio Martina
giornata è una grande occasione». Zingaretti indirettamente: «Il governo sta tradendo tutti gli impegni e giustamente l’italia si mobilita».
Ma ci sarà molto da lavorare per recuperare un rapporto pressoché azzerato sotto Matteo Renzi. Che, ovviamente, in piazza non c’è, così come non c’è il suo successore a Palazzo Chigi, Paolo Gentiloni. C’è invece Tommaso Nannicini, che fu sottosegretario di Renzi per l’economia e che riconosce che «fu un problema aver fatto percepire che eravamo in lotta col sindacato in quanto tale», anche se lui con Cgil, Cisl e Uil ha sempre mantenuto un dialogo e «oggi — dice — è stata una bella giornata».
Dal passato più lontano si materializza in piazza, un po’ a sorpresa ma mica tanto, Massimo D’alema, 69 anni, colonna storica del Pci-pds-ds-pd, ex premier (1998-2000), uscito nel 2017 dal partito in polemica con Renzi, per dar vita con Bersani, Grasso e Boldrini (la sola dei tre in piazza San Giovanni) alla sfortunata avventura di Leu, presente ieri con una nutrita delegazione (Speranza, Fratoianni, Fassina, ecc.).
Insieme a D’alema, ricompare Sergio Cofferati, 71 anni, il segretario che nel 2002 fece sognare la Cgil e la sinistra nello scontro con Berlusconi sull’articolo 18. Ma anche lui uscito dal Pd e approdato, ironia della sorte, in Leu. Eccolo in piazza, a fianco di quel D’alema che nel ’97, da segretario del Pds, lo aveva accusato di bloccare con una Cgil ideologica le riforme del lavoro. Corsi e ricorsi storici di una sinistra abituata a farsi male da sola.
Ma per fortuna, a sdrammatizzare, in piazza c’è anche l’ex ministro Carlo Calenda, approdato solo un anno fa nel Pd ma che già lavora a un listone europeista per il voto di maggio. È insieme col suo amico Bentivogli, segretario dei metalmeccanici Cisl. Ma Calenda è soprattutto con suo figlio adolescente, che porta orgoglioso una bandiera del Pci con falce e martello. Divertito, il papà commenta: «Lasciamo perdere, avrà tempo per cambiare idea. Intanto, la manifestazione è bellissima».
Il rapporto con il partito
Al corteo l’ex sottosegretario di Renzi Tommaso Nannicini: «Fu un problema aver fatto percepire di essere in lotta con il sindacato»