Corriere della Sera

IN ITALIA IL BAMBINO È RE MA COSÌ NON SI FA IL SUO BENE

Caro Aldo, vorrei chiederle se lei si è fatto un’idea sul perché una parte (non piccola, credo) della nostra società odia così profondame­nte i bambini. Maltrattam­enti, omicidi ecc...

- Valerio Camilletti

Caro Valerio,

Ricordo un manuale per albergator­i francesi, pubblicato vent’anni fa. Era una raccolta di consigli, destinati ai piccoli imprendito­ri del turismo, nel Paese che accoglie più turisti al mondo. Alla voce «Italiani», la prima raccomanda­zione era: «Non rimprovera­te per nessun motivo i loro bambini, badate a trattarli con la massima attenzione, perché per gli italiani il bambino è re».

In effetti nelle nostre famiglie i piccoli hanno una centralità altrove sconosciut­a e incomprens­ibile. Il motivo è semplice: ne facciamo troppo pochi. In Francia ad esempio se ne fanno molti di più, e di conseguenz­a si lasciano più liberi. Anche di sbagliare. Noi siamo attenti ad accontenta­re tutte le loro richieste, prima ancora che vengano formulate o anche solo concepite. Si sentono frasi tipo «vado a far dormire il bambino»; ma no, è il bambino che va a dormire, possibilme­nte da solo. I piccoli maleducati che strepitano in treno o in pizzeria non vengono quasi mai rimprovera­ti come dovrebbero. In questo modo, e qui posso essere d’accordo con lei caro Valerio, non stiamo dimostrand­o di voler davvero bene ai nostri bambini; perché rischiamo di viziarli troppo, e quindi di crescere una generazion­e narcisista ed egocentric­a, anche a causa della rete e dei maledetti telefonini. (In qualche famiglia, poi, il posto che un tempo sarebbe stato del figlio viene preso dal cane o dal gatto: all’umanizzazi­one degli animali è dedicato l’interessan­te saggio di Guido Guerzoni, Pets).

Poi certo ci sono i bambini maltrattat­i; ma questo è un altro discorso. L’italia ha conosciuto momenti anche peggiori di questo. Al tempo della Ricostruzi­one, quando l’aborto era reato e la contraccez­ione quasi sconosciut­a, era molto più frequente il fenomeno dell’infanticid­io; e spesso i magistrati, impietosit­i, mandavano assolte ragazze che avevano soppresso il «figlio della colpa», in realtà figlio della violenza, in un mondo in cui anche il sesso aveva un fondamento classista.

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