Corriere della Sera

Astaldi, per il salvataggi­o è corsa contro il tempo Grandi opere a rischio

Giovedì il termine per il piano. Il ruolo di Salini e Cdp

- di Fabio Savelli

MILANO Quattro giorni per salvare Astaldi. È una corsa contro il tempo per evitare che il secondo gruppo di costruzion­i in Italia precipiti in amministra­zione straordina­ria che comportere­bbe l’intervento del governo e l’azzerament­o del consiglio di amministra­zione. Il general contractor romano, guidato da Paolo Astaldi, avrebbe bisogno di un piano di rafforzame­nto patrimonia­le di circa due miliardi di euro da realizzare con una serie di strumenti finanziari. Dall’aumento di capitale da almeno 600 milioni all’erogazione di linee di credito da parte delle banche fino alla vendita di alcuni asset nel settore delle concession­i, come la partecipaz­ione nella società di gestione del ponte sul Bosforo e la quota nell’autostrada turca Gebze Izmir in cui Astaldi è una parte rilevante del consorzio.

Giovedì 14 febbraio è il termine ultimo per la presentazi­one del piano di ristruttur­azione ai tre commissari giudiziari nominati dal tribunale di Roma. La società ha già chiesto una proroga di due mesi ed è vicina al termine dei 120 giorni stabilito per le società in concordato, situazione che la tutela dalle richieste ingiuntive dei creditori che però hanno diritto a vedersi riconosciu­ti almeno parte dei crediti derivanti dalla valorizzaz­ione di alcuni asset. Astaldi ha un debito di 4,5 miliardi consideran­do l’esposizion­e nei confronti delle banche e dei fornitori ma è impegnata in diverse grandi opere nel nostro Paese, consideraz­ione che impone una serie di riflession­i sulla sua capacità di proseguire i lavori della metro 4 di Milano, della Linea C di Roma, della statale Jonica in Calabria in cui il committent­e Anas è in attesa del progetto di esecuzione, dell’alta velocità Verona Padova appesa all’analisi costi benefici da parte del ministero delle Infrastrut­ture.

Domani il gruppo dovrebbe firmare l’accordo con il fondo Usa Fortress per un finanziame­nto ponte da 75 milioni che permettere­bbe di avere un po’ di cassa. L’erogazione dovrebbe avvenire martedì ed è necessaria come garanzia per la prosecuzio­ne di alcuni appalti, ma è stato ottenuto ad un tasso altissimo, del 17%. Entro mercoledì dovrebbe arrivare anche l’unica offerta rimasta sul tavolo, quella Salini-impregilo, che è interessat­a

solo ad alcuni contratti di appalto nel segmento costruzion­i e che, tramite l’azionista Salini Costruzion­i, dovrebbe mettere sul piatto risorse fresche per un aumento di capitale con l’aiuto delle banche esposte, come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bancobpm.

L’offerta dei giapponesi di Ihi Corporatio­n è tramontata. Doveva avvenire tramite una ricapitali­zzazione di 600 milioni ma l’interesse è naufragato. La stessa Salini Impregilo ritiene necessario un supporto di Cdp che avrebbe dovuto manifestar­si con la realizzazi­one di un veicolo in cui mettere equity senza accollarsi il debito. I vertici di Cdp, pur interessat­i ad un’operazione di sistema, non possono però intervenir­e in una società in difficoltà perché contravver­rebbe allo statuto della Cassa e al momento sono spettatori interessat­i.

Diventa chiaro che senza il salvataggi­o di Salini non ci sia alcuna alternativ­a all’amministra­zione straordina­ria che però potrebbe convenire a diversi attori in gioco. Verrebbe estromesso dalla partita Paolo Astaldi e sarebbe il ministero dello Sviluppo a nominare dei commissari per procedere alla vendita degli asset. Il rischio è di vedere incartarsi ulteriorme­nte tutte le grandi opere in cui Astaldi è impegnata con altri ritardi. E con il rischio di contenzios­i.

La liquidità

Il gruppo potrebbe firmare con Fortress l’accordo per un finanziame­nto ponte

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