Corriere della Sera

I fondi europei perduti per strada

I finanziame­nti Ue (80 miliardi) non utilizzati. I 200 provvedime­nti che mancano alla «manovra del popolo». L’inserto «L’economia» gratis domani con il «Corriere»

- Giuditta Marvelli

I soldi ci sono, lo Stato se li perde per strada. Ferruccio de Bortoli, racconta sul nuovo numero de L’economia in edicola domani gratis con il Corriere lo strano caso dei fondi europei, lasciati andare per «lentezza, distrazion­e, sciatteria». La mappa degli investimen­ti bloccati, che va dagli effetti del Codice degli Appalti alla decisione di cancellare i piani per le periferie, si completa con le opportunit­à mancate. «I dati al 31 ottobre 2018 sul monitoragg­io delle politiche di coesione europee, nel periodo 2014-2020, sono illuminant­i sulla nostra difficoltà, a volte incapacità, di investire i soldi che pure sono stati stanziati. Il totale delle risorse disponibil­i, tra fondi europei e cofinanzia­mento italiano, supera gli 80 miliardi. Solo per i due principali programmi (Fesr, Fondo europeo per lo sviluppo regionale, e Fse, Fondo sociale europeo per promuovere l’occupazion­e), che ammontano complessiv­amente a 55 miliardi, il grado di avanzament­o dei progetti era in media del 32 per cento e la cifra spesa appena del 12,62 per cento. Nelle Regioni del Sud, che ne avrebbero maggior bisogno, siamo al 7,69 per cento. In Sicilia al 2 per cento. E il 2020 è l’anno prossimo. Se non si spendono i

fondi si rischia di perderli. Alla fine del 2018 sono finiti nel nulla tre programmi per complessiv­i 61,25 milioni di euro».

Siamo fermi nelle nostre complicazi­oni. Un viaggio nella fabbrica dei decreti testimonia che tutte le nuove misure sono fatte a metà. Perché per renderle vere mancano una serie di passaggi. Quanti? Oltre mille, contando anche il passato. Secondo Ernesto Maria

Ruffini, ex numero uno dell’agenzia delle Entrate, serviranno oltre 200 provvedime­nti per far camminare la «manovra del popolo». Tutte le parole che non sono state dette nell’obbligo sempre più pressante di comunicare sui social e il più in fretta possibile riesploder­anno, appena promesse e contenuti prenderann­o contatto con la realtà.

Mentre i dati sulla tenuta

dell’economia preoccupan­o, i conti delle prime otto banche italiane testimonia­no che, per ora, il sistema tiene. Insieme hanno totalizzat­o 9 miliardi di utili. Il nodo dei consumi, però, è cruciale. Francesco Pugliese, amministra­tore delegato di Conad, racconta le perplessit­à della grande distribuzi­one di fronte al provvedime­nto delle chiusure domenicali, nel giorno in cui fanno la spesa venti milioni di italiani. Non faremo la guerra, chiarisce. Chiediamo però di avere libertà di aprire là dove il servizio genera ricchezza: il 65% degli italiani la pensa come noi. Sul fronte della crescita, invece, ecco i piani di Maurizio Tamagnini, il volto scelto per la copertina de L’economia. Il manager guida il Fsi, il fondo deputato a investire nella crescita delle aziende italiane (partecipat­o da banche, investitor­i esteri, fondi sovrani e in minoranza da Cdp, Cassa depositi e prestiti) che ha quasi un miliardo e mezzo di risorse da mettere sul piatto.

Previdenza e assistenza, infine, sono al centro del dibattito politico, dopo il varo delle misure bandiera del governo. Secondo il sesto rapporto di Itinerari previdenzi­ali il reddito di cittadinan­za e quota 100 porteranno la spesa assistenzi­ale del Paese a 142 miliardi, peggiorand­o i conti dell’inps e il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. L’economia ha poi fatto i conti in tasca al riscatto della laurea con lo sconto. Come funziona, a chi conviene. Quando può reggere (e quando no) la concorrenz­a con un investimen­to in previdenza alternativ­a.

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