Le metamorfosi di Virginia sul palco in cerca di identità
Una conduttrice classica senza i guizzi delle sue maschere Mollica, il giornalista che non si arrende
«Io non ho mai voluto fare l’imitatrice, non amavo fare le parodie. Mi hanno convinto i tre della Gialappa». In questa riflessione di qualche tempo fa si può riassumere il Sanremo di Virginia Raffaele, artista di innegabili virtuosismi, ma di incerta identità. Chi è? Le centomila maschere che ha indossato fino ad oggi o il volto che ha deciso di mostrare in questo Festival? Il dilemma tra essere se stessi e quello che chiedono gli altri in fondo è parte della condizione umana immersa nelle relazioni sociali, sia che si affronti una telecamera o la vita di tutti i giorni.
I talenti di Virginia Raffaele sono fuori dal comune — sa cantare, sa ballare, sa far ridere — ma lei ha abituato il pubblico soprattutto alla cifra comica delle sue imitazioni. Un registro — la contraffazione dell’anima di chi prende in giro — che in questo Sanremo ha consapevolmente deciso di non mostrare. Tra le due versioni (maschera e volto) meglio quella di pancia o di testa? La risposta è che nella versione «autentica», senza il filtro del cerone, Virginia Raffaele sembra anestetizzare la sua irresistibile capacità ironica.
Per capire le differenze basta vedere i due lampi — rapidi come due tagli di Fontana — che ha lasciato quest’anno. Il primo graffio è stato il duetto con Ornella Vanoni, sosia allo specchio che lei ha sempre rivisitato tra gorgheggio e vaneggio. Questa volta è stata Virginia a fare da spalla a Ornella, ma essendo le due intercambiabili il risultato non poteva che essere tanto surreale quanto comico. L’altro lampo è stato il dialogo con Patty Pravo atterrata all’ariston direttamente dal bar di Guerre Stellari, quello popolato di personaggi improbabili, dove potresti tranquillamente incontrare una tipa strana con il volto photoshoppato e i capelli intrecciati in lunghi dread. Uno scambio di battute nella loro lingua, incomprensibile e irresistibile. Stop. Il resto è stato mettersi in gioco su numeri sempre in chiave musicale: impeccabile, nessuna sbavatura, elegante, ma più un esercizio di stile — di testa piuttosto che di carne — che a noi comuni mortali lascia sempre la sensazione che sia sottrazione rispetto alle vette che sa raggiungere piuttosto che addizione di metri a quelle stesse
MLa carriera
● Virginia Raffaele, 38 anni, è nata a Roma da una famiglia circense. Attrice, comica, imitatrice e conduttrice, è stata nel cast di «Quelli che il calcio» e ospite fissa di «Amici di Maria De Filippi». È famosa per le imitazioni di personaggi come Belén Rodriguez o Carla Fracci ollica, cognomen omen. Il giornalista buono come il pane, il critico che se il superlativo non è assoluto non sarebbe lui. Ogni anno, ogni sera, lui non manca, sempre in onda, sempre in collegamento con l’ospite più importante del Festival. Non sfugge che le sue condizioni di salute non siano buone (si è confidato proprio con il Corriere, «vedo ombre in un mare di nebbia»): se la cecità (quasi) completa si può (quasi) nascondere alle telecamere, le mani che tremano per il Parkinson le hanno viste tutti. Una malattia che suscita commozione, con il surplus di empatia conseguenza del suo modo di essere e si allarga in una rete di affetto che arriva sia da chi lo vede in tv sia da chi commenta online. Buonista, ma stacanovista: nonostante le difficoltà, non molla. Se il vecchio Anchise riesce a scendere dalle spalle di Enea e riesce a camminare, lasciatelo camminare. Un esempio. vette. Nota a margine per gli spettatori che ovviamente non potevano saperlo: le «citazioni» dal repertorio altrui sono state decisamente troppe. Basta ricordare quando ha cantato Mamma di Claudio Villa personificando e «dando voce» ai difetti di riproduzione del suono della vecchia puntina (lo aveva già fatto la Witz Orchestra); oppure quando ha inscenato il numero della chitarra «pazza» con Baglioni (già fatto dal duo Williams & Sykes).
La metamorfosi di Virginia in se stessa passa attraverso il ruolo da conduttrice, una nuova carta da aggiungere al suo mazzo per non diventare solo quella che viene invitata a fare i suoi numeri — l’ospite di professione — ma per arrivare a poter sostenere un one woman show in tv. La difficoltà della trasformazione l’ha spiegata lei stessa: «Ho cercato di mettermi al servizio del Festival nel ruolo di conduttrice personalizzandolo, punteggiandolo a mio gusto pur rispettando il concorso, la gara, il ritmo della serata». Ma se lei ha fatto un favore al Festival, forse il Festival non ha fatto un favore a lei (pare che il suo stesso agente Beppe Caschetto le avesse sconsigliato di accettare la parte).
L’impressione è che Virginia Raffaele voglia trovare una nuova strada, un percorso come quello portato a termine da Neri Marcoré che da grandissimo imitatore ha deciso di diventare solo attore. Il consiglio non richiesto è che Virginia Raffaele non dimentichi il suo lato parodistico. Nel caso di Marcoré il risultato è stato evidente: se il ricordo dei finti Gasparri e Alberto Angela rimane indelebile, i suoi ruoli al cinema e in tv hanno lasciato un vuoto colmabile.