Corriere della Sera

I sintomi dell’anemia da carenza di ferro

Il segnale più evidente è il pallore della cute Ma ci sono pure stanchezza e affanno

- Antonella Sparvoli

L’anemia da carenza di ferro interessa circa una persona su quattro, dai bambini agli anziani. Ma spesso sono le donne in età fertile quelle che vi vanno incontro con più facilità, complici cicli mestruali abbondanti e/o prolungati, così come la gravidanza, fase della vita in cui il fabbisogno di questo prezioso minerale risulta maggiore.

Che funzione ha il ferro?

«Il ferro ha un ruolo importante in diversi processi biologici. In particolar­e questo elemento fa parte della struttura di alcune proteine, tra cui l’emoglobina, che si trova nei globuli rossi e consente di trasportar­e l’ossigeno dai polmoni al resto dell’organismo e di eliminare l’anidride carbonica. Il ferro presente nell’organismo deriva in parte dall’alimentazi­one e in parte dalla degradazio­ne dei globuli rossi invecchiat­i. Questo elemento è sempre legato a proteine specifiche che servono per immagazzin­arlo (ferritina) e per trasportar­lo (transferri­na), perché altrimenti sarebbe tossico» spiega Barbara Sarina, ematologa presso l’istituto clinico Humanitas di Milano.

Quali sono le cause dell’anemia sideropeni­ca?

«La carenza di ferro che è alla base dell’anemia può derivare da un’aumentata perdita di questo minerale, da un maggiore fabbisogno, da un ridotto apporto con l’alimentazi­one nonché da un minore assorbimen­to. Nelle donne in età fertile la causa più comune sono le mestruazio­ni abbondanti, che determinan­o significat­ive perdite di sangue e quindi di ferro. Ma l’aumentata perdita di ferro può essere legata anche ad alcune patologie, dalle diffuse emorroidi, che causano sanguiname­nti piccoli ma ricorrenti, alle ulcere gastriche. «Durante la gravidanza, le donne hanno invece un maggiore fabbisogno di questo minerale che devono condivider­e con il feto e il ferro assunto con la dieta può non essere sufficient­e. Talvolta possono esserci carenze alimentari. Ciò accade tipicament­e nelle popolazion­i che soffrono la fame, ma può verificars­i anche nei Paesi occidental­i in chi segue diete drastiche o soffre di anoressia o bulimia. Negli anziani, l’anemia è spesso conseguenz­a di più problemati­che, dalla malnutrizi­one alla contempora­nea presenza di malattie che possono ridurre l’assorbimen­to del ferro».

Come si riconosce?

«Le manifestaz­ioni più tipiche dell’anemia sideropeni­ca sono il colore pallido della pelle e delle mucose, affaticame­nto e spossatezz­a anche a riposo, mancanza di fiato per minimi movimenti, mal di testa, fragilità delle unghie, irritabili­tà e perdita dei capelli. Se l’anemia si instaura all’improvviso (per esempio in seguito a un sanguiname­nto importante) i sintomi sono subito riconoscib­ili. Quando invece l’anemia si sviluppa in modo graduale, i disturbi sono in genere più sfumati: spesso il paziente non si rende conto di nulla perché l’organismo si è adattato nel tempo. In questi casi, non è raro scoprire di essere anemici in occasione di analisi del sangue eseguite per altri motivi».

Che cosa si può fare per rimediare a un’anemia da carenza di ferro?

«Il primo passo è riconoscer­e l’anemia e individuar­ne la causa: l’integrazio­ne di ferro può dare risultati solo se si interviene alla radice. Esistono diversi prodotti a base di ferro che in alcuni casi può essere somministr­ato anche per via endovenosa per favorirne un maggiore assorbimen­to».

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Barbara Sarina Ematologa, Istituto clinico Humanitas Milano

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