Corriere della Sera

Mahmood: italiano al 100% cresciuto in periferia tra i cantautori di mamma e la musica araba di papà»

«Alle elementari avevo amici di tante nazionalit­à diverse»

- Andrea Laffranchi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non ho riallaccia­to i rapporti con mio padre, sono fermi da tempo indetermin­ato. Se mai dovesse esserci un riavvicina­mento spero che sia per parlare di musica

Fan dei Pokémon «Sono un nerd, un fan dei Pokémon e non vedo l’ora che esca il nuovo gioco»

La canzone con la quale ho vinto la gara parla di denaro, ma non in senso materiale. Mostra come i soldi cambino i rapporti all’interno di una famiglia

Il giudizio

«Cosa ne penso del ministro dell’interno? Che il giudizio sulla musica è soggettivo»

SANREMO «Avrei voluto festeggiar­e assieme a mia mamma, mia zia e mio zio che erano qui e anche con lo staff della casa discografi­ca. Finite le interviste e le foto di rito erano le cinque e mezza e sono crollato». Un’ora di sonno ed era già in piedi. Ci sono stanchezza e stupore (vero, lo si è visto alla proclamazi­one) negli occhi di Mahmood, all’anagrafe Alessandro Mahmoud, vincitore del Festival di Sanremo.

Il sindaco di Milano Beppe Sala ha twittato: «Con te ha vinto Gratosogli­o, Milano e l’italia...».

«Mi ha invitato a Palazzo Marino e andrò a trovarlo volentieri».

Vive ancora in periferia?

«Sì e non vedo l’ora di tornare a dormire nel mio letto. Sono uno “comodino”... Rivendico con orgoglio di essere cresciuto a Milano sud, ci sono affezionat­o».

Allarghiam­o a tutta la città: che rapporto ha?

«È la culla della mia musica. L’anno scorso ho anche pubblicato una canzone, “Milano Good Vibes”, in cui la racconto come amica e parente, ispirazion­e e tutto».

Allarghiam­o ancora, mamma sarda e papà egiziano: rappresent­a una nuova Italia?

«Sono nato a Milano. Sono italiano al 100%. Ogni volta che sento parlare di differenze mi fa strano. Per la mia generazion­e, sono nato nel 1992, è normale. Sin dalle elementari sono stato abituato ad avere compagni di tante nazionalit­à diverse. Non parlerei nemmeno di un’italia che cambia: per me è stata così sin da piccolo».

Matteo Salvini ha twittato:

«La canzone italiana più bella? Io avrei scelto Ultimo». Che ne pensa?

«Che il giudizio sulla musica è soggettivo».

Se l’italia non è nuova socialment­e lo è musicalmen­te: tre under 30 sul palco. Sente il cambiament­o?

«Quando è stato annunciato il cast ero felicissim­o. Non mi aspettavo che ci potesse essere un festival moderno e all’avanguardi­a come questo. Di Motta ero appena stato a sentire il concerto a Milano cantando tutte le canzoni sottopalco. È un onore far parte di questa scena. Sono felice che la gente mi veda come diverso e nuovo».

E per sottolinea­rlo lei definisce la sua musica «morocco-pop». Cos’è?

«Sono cresciuto con mamma che ascoltava i cantautori: Battisti, De Gregori, Carboni e Antonacci erano i suoi preferiti. Nei viaggi in macchina papà metteva le cassette delle cantanti arabe, soprattutt­o marocchine, come Shirine. Quelle melodie, che sono tornato ad ascoltare dopo anni, sono entrate nella mia musica».

È arrivato a Sanremo dopo aver vinto le selezioni dei Giovani. Baglioni dice che la sua vittoria è una «favola». Le piace?

«È un viaggio di due mesi che a me sembra sia durato un’eternità. È accaduto tutto subito. La vittoria non era certo nei miei pensieri. Sono felice e orgoglioso del fatto che anni di impegno aiutino ad arrivare a un risultato come questo, tassello dopo tassello».

A scuola come andava?

spagnolo «Ho fatto lo parlo il linguistic­o. ancora bene, Lo ma in inglese non ero una cima. E infatti in quinta sono stato bocciato. Finita la maturità ho iniziato a studiare pianoforte privatamen­te».

Nel 2012 una fugace apparizion­e a «X Factor», nel 2016 Sanremo Giovani, quindi il lavoro come autore per Fabri Fibra, Michele Bravi e Elodie, Mengoni. E prima che la musica diventasse un lavoro?

«Ho fatto il barista per 3 anni e mezzo. In zona San Babila. Facevo l’apertura e mi dovevo svegliare alle 4 e mezza ogni mattino. È stata dura ma mi è servita per capire meglio cosa volevo fare nella vita e cosa no». E la musica andava in parallelo...

«Sì, se mi veniva un’idea per un testo me la appuntavo sul taccuino fra l’ordine di un cappuccino e brioche e l’altro». Oltre la musica?

«Sono un nerd. Sono un fan dei Pokémon. Non vedo l’ora che esca il nuovo gioco, anche se temo di dover cambiare consolle. E poi ci sono i libri che mi aiutano a costruire l’immaginari­o descrittiv­o dei testi delle mie canzoni. Rileggerei all’infinito Principian­ti di Raymond Carver. E il mio album si chiama Gioventù bruciata come il film che amo per l’estetica e perché il personaggi­o di James Dean ha una malinconia innata che ritrovo nei miei brani».

«Soldi» è una delle parole più usate nei testi della trap... Lei la utilizza in modo diverso.

«La canzone parla di denaro, ma non in senso materiale. Mostra come i soldi cambino i rapporti all’interno di una famiglia». Ha riallaccia­to i rapporti con suo padre?

«No, sono fermi da tempo indetermin­ato. Se mai dovesse accadere spero che sia per parlare di musica...».

 ??  ?? Trionfo Mahmood, pseudonimo di Alessandro Mahmoud, è nato a Milano, il 12 settembre 1992. Mamma sarda, papà egiziano, il rapper dopo la vittoria del Festival con «Soldi» rappresent­erà l’italia all’eurovision Song Contest, a Tel Aviv
Trionfo Mahmood, pseudonimo di Alessandro Mahmoud, è nato a Milano, il 12 settembre 1992. Mamma sarda, papà egiziano, il rapper dopo la vittoria del Festival con «Soldi» rappresent­erà l’italia all’eurovision Song Contest, a Tel Aviv

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