Ascolti in calo: la finale seguita da 10.622.000 spettatori (56,5% di share)
SANREMO «Ci sarebbe da fare tanto lavoro e mi piacerebbe perfino farlo. Ma ma non ne ho la minima idea, perché il troppo storpia, anche se è bello e faticoso». Così sembra lasciare la porta aperta.
«Ho tanto bisogno di ombra, mi ritirerò in una zona poco illuminata per riaccendere i riflettori solo quando sarà il momento di tornare al mio percorso individuale». Così sembra chiudere la porta.
Il dilemma di Claudio Baglioni — fare o non fare un terzo Sanremo — in realtà sembra avere già una risposta. Perché al di là delle dichiarazioni di facciata («dipende da lui») il rapporto tra la nuova Rai1 targata Teresa De Santis (gradita alla Lega) e il gruppo artistico (Baglioni & Co.) è stato complesso, con il vicedirettore Claudio Fasulo a far da sarto e cucire relazioni. Difficile che l’atmosfera cambi, ora la Rai è questa e Baglioni ha fatto fin troppo da parafulmine quest’anno: «Mi sono volontariamente isolato dalle cose extrafestival, la tensione sarebbe andata a danno di tutta la macchina. Ci si deve spersonalizzare, mettere da parte il protagonismo: ho creato una zona di silenzio per poter far lavorare tutti nel modo migliore».
Il tempo di bilanci si porta dietro qualche suggerimento. Baglioni si pente della scelta di 24 canzoni in gara. Erano sembrate troppe, per un duplice motivo: sacrificavano la parte di spettacolo puramente televisivo e allungavano i tempi delle serate. Il direttore artistico ammette: «Non riconfermerei il numero di 24 artisti in gara. Ne farei 20». Un altro tema è quello delle giurie di qualità, quella della Sala Stampa (i giornalisti accredi-