Corriere della Sera

È ancora l’inter di Wanda Nara

- di Mario Sconcerti

Iragazzi stanno bene. Vincono tutti in testa alla classifica, le prime otto subiscono solo il pareggio del Napoli e solo un gol su 14 (Petagna, ottimo, un centravant­i grande, grosso e lento con i piedi da mezzala). È un campionato dai numeri strani, le prime quattro non hanno grandi dati messe insieme, Napoli e Inter hanno meno punti di un anno fa, resistono quelle dal quinto al decimo posto, mentre le ultime tre hanno più punti delle ultime stagioni. Stanno cioè mancando non le fasce medie ma quelle appena sotto, l’udinese (meno 14), il Bologna (meno 9), il Cagliari (meno 3). È forse una vera trasformaz­ione. Se si scende a due stagioni fa ci si accorge di un cambiament­o importante: le squadre medio basse, cioè le avversarie delle migliori, quelle dall’undicesimo al diciassett­esimo posto, hanno perso 35 punti, cinque a testa. Non è la classe media che manca al campionato, è la periferia urbana, quell’inizio di proletaria­to che vive nella terza parte della classifica, quella che sopravvive ma non morde più. La notizia eventuale di oggi non sta nei risultati ma nella facilità con cui sono stati ottenuti. La Juve ha ribadito che il campionato non c’è più, ha giocato a piacere contro un buon Sassuolo, senza Dybala e con il suo sostituto, Bernardesc­hi, che è stato tra i migliori in campo. A Bernardesc­hi manca un po’ di solidità fisica (tanti infortuni) e la rabbia del grande giocatore. Il resto è tutto abbondante. È un giocatore non italiano, ha passo medio, accelerazi­one e tanta tecnica. Tutta la Juve ha giocato svelta, il messaggio è stato recepito. L’atletico ha perso il derby con il Real, adesso è favorita la Juve, che in Champions ha perso comunque due partite su sei, nessuna in Italia su 23. Cresce il Milan, si conferma Piatek, una delle scommesse più belle del campionato, ritorna l’inter. Molto bello, intenso, il suo secondo tempo. Ma per una diversità finale non bisogna abusare di Spalletti, quello che può fare l’ha fatto. Ora tocca a Marotta dare ai giocatori segnali profondi. La confusione si avverte ancora da lontano, le scelte sembrano ancora fatte alla Moratti, siete tutti figli miei e la storia è sempre nostra. In sintesi, è accettabil­e pagare tanto Icardi, ogni anno di più. Non è accettabil­e che questo crei anarchia. Il gruppo non esiste più nel calcio dei giocatori-azienda, parlano tutti solo di soldi. Se sbagli dosi e comportame­nti su quelli, salta la squadra. Le grandi società non nascono dai capricci, nascono dai comportame­nti sicuri, dagli esempi. Questa Inter io non la vedo ancora. Sembra ancora l’inter di Wanda Nara.

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