Spalletti e il rinnovo di Icardi, un altro petardo a Marotta
Il tecnico dell’inter spinge per la firma: «Non si lascia a metà». Ma così mette in difficoltà la società
MILANO La vittoria dell’inter sul Parma poteva regalare un po’ di tranquillità. Il primo successo dell’anno, il primo gol in campionato del 2019, la blindatura del terzo posto e la dissoluzione delle voci di un possibile esonero, erano tutti elementi positivi. Luciano Spalletti però, invece di accendere e soffiare la candelina sulla torta, ha deciso di guastarla, di buttare un petardo (un altro) e farlo esplodere ai piedi dell’amministratore delegato Beppe Marotta.
A innescare l’ennesima polemica tra l’allenatore e il dirigente
Era la Coppa dei Campioni, è la coppa delle follie. «Una volta era un sogno, un obiettivo che valeva una carriera, oggi mi sembra sempre più un’ossessione, una roulette russa per ricchi» dice Alessandro Altobelli. Un’ossessione per molti, per troppi. Perché alla fine la coppa dalle grandi orecchie va a una squadra sola e «non c’è secondo» come recita il motto della cara vecchia America’s Cup di vela, altro gioco per ricchi, ricchissimi. La coppa dei 10 miliardi, andrebbe chiamata così, se non fosse che 10 miliardi di euro non bastano. Perché il valore di mercato delle 16 squadre che dal 12 febbraio si sfideranno negli ottavi di finale supera abbondantemente quella soglia già pazzesca: 11.371 milioni di euro.
Secondo i dati del sito specializzato Transfermarkt, dopo la sessione invernale di mercato la squadra più costosa del pianeta resta il Barcellona (1,17 miliardi) davanti al Manchester City (1,13) e ai campioni in carica del Real Madrid (973). Seguono il Liverpool (926) di Salah e il Psg (912) che pure in rosa avrebbe Mbappé e Neymar, che sono anche i due calciatori con le valutazioni (teoriche, il mercato reale è un’altra cosa) più elevate al mondo, 200 e 180. La Roma vale circa 400 milioni, la Juve circa il doppio, 797 milioni. E pensare che a darla per favorita ad alzare la coppa il primo giugno al Wanda Metropolitano di Madrid sono in molti. Tre nomi: Klopp, Mourinho, Messi. Non i primi tre che passano. Madama è stata peraltro una delle squadre che in questa sessione si è mossa meno: Ramsey arriverà solo a giugno, anche se forse avrebbe fatto comodo subito per agevolare ad Allegri le rotazioni a centrocampo. L’unico vero movimento è stato in uscita, Benatia all’al Duhail. Si è rafforzato invece il suo avversario degli ottavi, l’atletico Madrid, suo il colpo dell’inverno: Morata dell’inter sono state le deludenti prestazioni di Mauro Icardi, senza gol da sette partite. Un digiuno legato dal tecnico al mancato rinnovo di contratto. «Io a Icardi non ho creato nessun problema. Ci sono cose da chiarire, la questione del contratto va messa a posto, perché lo disturba. Ora i direttori vanno e lo definiscono, non si lascia più a metà», ha tuonato Spalletti, non nuovo ad attacchi diretti all’amministratore delegato.
Era già successo non appena Marotta aveva messo piede all’inter e aveva offerto tutto il suo aiuto all’allenatore. Spalletti aveva risposto piccato. «Se uno ti offre aiuto significa che da solo non ce la puoi fare».
Un’altra puntualizzazione, anzi una vera puntura, è arrivata sul caso Ivan Perisic, smanioso di cambiare squadra. «Non so se dirlo all’esterno sia stata la scelta giusta. Ha creato molta confusione», sottolineò l’allenatore addossando le colpe a Marotta. In coda è arrivata la grana-icardi.
L’uscita di Spalletti non è casuale e ha una doppia valenza, ma non è stata tempestiva, perché arriva a pochi giorni di distanza dalle parole di Marotta che aveva difeso la posizione del tecnico ribadendogli la fiducia della società. Sia come sia, Spalletti ha deciso di spingere sul rinnovo di Icardi per due motivi. Il primo è dare un segnale di vicinanza al giocatore, tentando di riportarlo dalla sua parte (i rapporti non sono idilliaci) e spendendosi in pubblico per lui. Così però ha messo in difficoltà la società che entro fine mese incontrerà di nuovo la moglie-agente, Wanda Nara, per cercare un’intesa che non può essere di 10 milioni come chiede l’argentina, ma può fermarsi al massimo a 7. Se Icardi accetterà bene, altrimenti si andrà avanti così o si prenderanno altre strade.
Ma l’esternazione di Spalletti scarica sulla società e Marotta un fardello: come dire, se non mettete a posto certe situazioni è difficile gestire lo spogliatoio. Fornisce di riflesso anche un paracadute al tecnico. Forse però era meglio soffiare sulla candelina e festeggiare la vittoria ritrovata.