Corriere della Sera

Papà Graziano: «Blocca il tempo Gli auguro lo spirito del debutto»

Rossi senior racconta Valentino: i traversi al Ranch, il futuro e il decimo titolo

- Alessandro Pasini

Graziano Rossi, sabato prossimo suo figlio Valentino compie 40 anni.

«E ci arriva molto bene, mi pare. Perché la voglia di restare giovani è nel sangue di ogni uomo, poi però bisogna riuscirci come lui. Guardi come guida ancora...».

Appunto. È vero che guida come non mai?

«Diciamo che, a differenza degli altri, lui blocca il naturale decadiment­o. Non è che è migliorato, è ancora come 10 anni fa, cioè come quando era al meglio. Distinzion­e sottile, ma fondamenta­le».

Come lo spiega?

«Lavoro, ma non solo».

Che cosa c’è in più?

«Il piacere di fare ciò che fa. E poi la risposta alla domanda “che cosa cavolo trovo nella vita che mi fa divertire di

L’idea di un bimbo Ogni tanto glielo dico: fai un figlio, è il momento giusto. Potrebbe dare molto a un bambino... (Ap) non girerebbe più».

Che ne pensa del Valentino talent scout?

«Mi piace molto. Da persona intelligen­te, ha impostato il progetto in modo che si divertano tutti. È un modo per ridare indietro ciò che lui ha avuto dallo sport».

Al Ranch lei va mai?

«Sì, il lunedì, la giornata dei barbieri».

In che senso?

«Nel senso letterale. Vado con due amici, Micio, il barbiere mio e di Vale, e Brobolo, un altro barbiere che ha il negozio attaccato a quello di Micio a Muraglia, fuori Pesaro. Ho la presunzion­e di dire che fra questi sono il più veloce».

E coi traversi come va?

«Sempre bene. Le derapate sono la cosa più bella che uno ● Graziano Rossi, 64 anni, papà di Valentino, che sabato 16 febbraio compirà 40 anni può fare da vestito…».

Suo figlio che ne pensa?

«I traversi piacciono anche a lui, ma non come a me».

E del Valentino imprendito­re che dice?

«Quando ti chiami così, potresti vendere quello che vuoi. Però le sue cose sono belle e fatte bene. Lui vende la sua credibilit­à. Per questo l’azienda funziona».

Avrebbe mai immaginato Vale e il suo amico Uccio imprendito­ri e team manager quando da ragazzini correvano con l’ape per Tavullia?

«A quell’epoca ero troppo preoccupat­o di rispondere ai carabinier­i che mi chiedevano di tenerli calmi. Potevano finire in prigione e invece guarda dove sono arrivati…».

Il Valentino papà invece non c’è ancora...

«E ogni tanto glielo dico: fai un figlio, è il momento giusto. Lui potrebbe dare molto a un bambino. Ma finché corre la vedo dura».

La sua gara più bella?

«La prima vittoria in 500 a Donington con la pioggia. Quanto ho sofferto: mi è sembrata una corsa di 150 giri».

Il momento più buio?

«Tutte le volte che dovevo svegliarlo la mattina».

Il suo pregio più grande?

«Lui arriva. È uno simpatico. I nostri rapporti, pur non essendo frequenti, sono basati sulla voglia di incontrars­i, di parlarsi, di toccarsi».

Come amici?

«Quello no. Babbo e figlio sono ruoli separati. Una certa distanza rimane sempre. Anche per questo l’approccio fra noi non è mai troppo facile».

Che augurio gli fa per i 40 anni?

«Di presentars­i al via del Mondiale tra un mese come se fosse un ragazzo reduce dal titolo italiano. Insomma, come se fosse la sua prima gara vera. Con lo stesso spirito, la stessa leggerezza, lo stessa curiosità di quella volta…».

E che domanda gli farebbe che non gli ha mai fatto?

«Secondo te, Vale, io cosa posso fare quando tu smetterai di correre?».

Quando accadrà?

«Ah, per me lui può correre tranquilla­mente fino a 46 anni».

Ma lei com’era a 40 anni?

«Sicurament­e né sveglio, né furbo, né intelligen­te come Valentino. E neanche adesso. Lui ha un altro passo. Ma magari anch’io col tempo…».

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Il 1° titolo

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