Chiesti 15 anni per Moretti E lui: no alla prescrizione
Disastro ferroviario, il Pg chiede 15 anni e mezzo: no dell’ex ad di Fs allo sconto di 6 mesi. Contestato dai familiari
FIRENZE Mancarono i controlli, anche quelli più elementari. Non si analizzarono i pericoli di far passare tra le case vagoni-cisterna carichi di gas. Non si valutarono rischi evidenti, ci furono omissioni e inerzie gravissime. Dunque, per l’accusa, anche «loro» sono colpevoli del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 che causò 32 vittime, tra le quali tre bambini di 2, 3 e 5 anni.
«Loro», per Salvatore Giannino, il pm di Lucca applicato alla Corte d’appello di Firenze, sono gli ex vertici di Ferrovie dello Stato. Primi tra tutti l’ex ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti, e l’ex ad di Rfi Michele Mario Elia. Per il primo l’accusa ha chiesto 15 anni e 6 mesi (in primo grado era stato condannato a 7 anni solo per il suo ruolo di ad di Rfi) e per il secondo 14 anni e mezzo di carcere (7 anni e 6 mesi la condanna del tribunale di Lucca). Poi il magistrato inquirente ha chiesto il carcere anche per Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia (7 anni e 6 mesi) e le condanne del dirigente di Trenitalia Cargo, Mario Castaldo (9 anni e 1 mese), di Giulio Margarita, ex responsabile sicurezza Rfi (12 anni e 6 mesi) e di altri imputati, alcuni condannati in primo grado a Lucca con pene dai 4 ai 7 anni, altri assolti. In tutto furono 23 le condanne e dieci le assoluzioni. Nelle richieste l’accusa ha inserito sei mesi in meno dovuti alla prescrizione dei reati di incendio e lesioni colpose.
Nell’udienza di appello di ieri, molto attesa dopo le richieste già formulate lunedì dal pg Luciana Piras nei confronti degli imputati tedeschi e austriaci (gli amministratori e tecnici di Gatx Rail Austria, la società titolare del carro che s’incendiò, e Officine Jugenthal di Hannover, dove fu eseguita la manutenzione dei vagoni), non sono mancati colpi di scena e momenti di tensione. Mauro Moretti ha chiesto la parola annunciando di rinunciare alla prescrizione. «Lo faccio per rispetto delle vittime, dei familiari delle vittime e del loro dolore. Lo faccio perché ritengo di essere innocente», ha detto l’ex amministratore delegato di Ferrovie. Parole che hanno provocato la reazione sdegnata di alcuni familiari delle persone mote nella strage.
Quando Moretti ha lasciato l’aula, la presidentessa di una delle associazione dei familiari, Daniela Rombi — nella tragedia ha perso una figlia dopo giorni di agonia — lo ha seguito sino al cortile del Palazzo di Giustizia di Firenze e gli ha gridato: «Pulisciti la bocca prima di parlare delle vittime». Critico anche Marco Piagentini, che nella sciagura ha perso moglie e due figli piccoli e lui stesso è rimasto gravemente ustionato: «È gravissimo che Moretti abbia rinunciato alla prescrizione in nome delle vittime. Proprio lui che ha detto di essere innocente quando già condannato in primo grado — spiega —. È uscito dall’aula senza attendere la fine dell’udienza come abbiamo fatto noi. La sua decisione può essere in realtà una strategia processuale. Adesso vogliamo capire se Moretti rinuncia a tutte le eventuali prescrizioni, anche a quella possibile di omicidio plurimo aggravato che prevede pene più pesanti».
Nella requisitoria del processo di primo grado i pm Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino si erano battuti per ottenere condanne dai 5 ai 16 anni per un totale di oltre 250 anni di carcere. Le pene più severe, rispettivamente 16 e 15 anni, erano state chieste per Mauro Moretti e per Michele Mario Elia. Tredici anni per Giulio Margarita.