Corriere della Sera

L’abile parcheggia­tore

- di Massimo Gramellini

Uno dei segnali della guerra civile in atto è l’accaniment­o nei confronti del popolo dei liberi ricercator­i di parcheggio, vessati dalla élite dei disabili e dei loro accompagna­tori. Per pura invidia sociale, questa minoranza di privilegia­ti non intende condivider­e con altri la pacchia di ormeggiare la macchina tra le strisce gialle. E, appena trova il parcheggio preso a prestito da qualche libero ricercator­e, si rifiuta di accettare spiegazion­i, ancorché inoppugnab­ili come quella da me sentita a Roma: «Ho anch’io una nonna disabile che abita qui vicino». L’ultimo a farne le spese è stato un signore di Torino che si era appena piazzato nel posto riservato ai portatori di handicap davanti a un asilo. Dopo avere lasciato la macchina poco distante, una signora con figlia disabile sulle spalle si è permessa di bussargli al finestrino per presentare le proprie rimostranz­e. E lui, trascorsi alcuni minuti di comprensib­ile sgomento, è stato costretto a interrompe­re la lettura del giornale per scendere a infilarle sul lunotto un messaggio di precisazio­ni — «Te sei andicappat­a solo al cervello» — la cui ardita costruzion­e linguistic­a lo candida al ministero per le Pari opportunit­à.

A un uomo di tale visione lo slogan «Prima gli italiani» suona stantio, essendo già egli transitato da tempo allo stadio successivo: «Prima un italiano, io». Eppure il codice della strada si ostina a discrimina­rlo. Confidiamo nel televoto, o almeno in una giuria di qualità presieduta da Lino Banfi.

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