Corriere della Sera

Il leader della Lega rimanda il rimpasto E rilancia per la Tav

Oggi la relazione costi-benefici sul sito del Mit Le polemiche su Sanremo e Montalbano

- Monica Guerzoni

ROMA Ha passato la notte a contare i voti, come fanno gli insonni con le pecore. Non ha chiuso occhio e alle 7 Matteo Salvini si è alzato dal letto con la testa piena di slogan, con cui festeggiar­e la vittoria abruzzese e tranquilli­zzare gli alleati di governo: «Più voti prendiamo, più umili restiamo». Il messaggio è questo. La Lega stravince, eppure il suo leader «non si monta la testa», non passa all’incasso, non chiede ministri. E rimanda rimpasti e verifiche al dopo elezioni europee, su cui punta tutte le sue carte: «Quello sì che sarà un dato politico».

Si racconta «felice», si loda per «concretezz­a e coerenza», salta da una conferenza stampa a uno studio tv per esaltare «un voto di speranza» che lo ha visto raddoppiar­e i consensi e dimezzare il bacino del M5S. Eppure un tarlo lo arrovella, la vittoria di Mahl’aquila mood al Festival è una sconfitta che non gli va giù: «Lasciamo agli altri la soddisfazi­one di vincere Sanremo, noi vinciamo in Abruzzo». E se fosse stata una scelta «anti Salvini»? E se davvero il trionfator­e fosse stato deciso da «un circolo di radical chic, come Severgnini e Dandini, Bastianich e Ozpetek?». Salvini non si dà pace. E da Roma a ogni volta che sale su un palco o si piazza davanti a una telecamera, ecco che il ritmo morocco-pop del giovane rapper italo-egiziano di nuovo lo tormenta. A metà pomeriggio, annunciand­o che andrà in tv a Porta a Porta, il ministro dell’interno punzecchia lo scrittore Andrea Camilleri, 93 anni, autore di un video contro i porti chiusi: «Andiamo in onda dopo Montalbano che va a soccorrere un barcone di immigrati, magari cantando un pezzo di Mahmood». La battuta ha un retrogusto acido: «Se pensano di farmi inc... hanno scelto la persona sbagliata. Adoro Montalbano, ma non riesco ad apprezzare il pezzo di Mahmood». Però alla Stampa ha detto di aver chia- mato il cantante, per compliment­arsi e stemperare la polemica.

Telefona a Berlusconi, promette al premier Conte che «squadra che vince non si cambia» e a Di Maio spedisce un messaggino. Stai sereno, è il senso dell’avviso: «Fossi nei 5 Stelle non sarei preoccupat­o... Capita una battuta d’arresto, non credo ne debbano fare un dramma». I leghisti scalpitano, esaltano la «vittoria personale» del Capitano e lo vedono già a Palazzo Chigi. Ma lui frena, giura che onorerà il patto di governo «fino in fondo» e anche se teme l’implosione del M5S distilla tabelle di marcia per quattro anni: dall’autonomia all’acqua pubblica, dalla legittima difesa alla riforma fiscale. Insomma, il contratto di governo non è in discussion­e? «Se ne parlerà più avanti».

Fra due settimane si vota in Sardegna e Salvini con la testa è già sull’isola: «Vinceremo». Se il M5S ha dubbi sul metano, lui li incalza: «Ragazzi miei, l’italia ha bisogno di infrastrut­ture per portare in giro l’energia». E la Tav? «Sarebbe un peccato lasciarla incompiuta». L’analisi costi-benefici approda oggi sul sito del Mit e Salvini scherza: «Non dormirò per leggerla». È notte quando vede Toninelli e poi Di Maio per parlare di Tav e convincerl­i a «finire quello che abbiamo iniziato».

Il caso Mahmood «Lasciamo agli altri la soddisfazi­one di vincere Sanremo, noi vinciamo in Abruzzo»

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