Un Parlamento triennale per contenere i populisti
Crisi della democrazia rappresentativa, sostituzione populista delle competenze, fine del parlamentarismo. Poiché questa è la prospettiva, e le primarie appartengono al paleolitico dell’innovazione politica, il centrosinistra prova a inventare altro e di più. L’ultima proposta è di Irene Tinagli («La grande ignoranza», Rizzoli): una «patente per governare», una sorta di abilitazione da rilasciare, come per i taxisti, sottosegretari, ministri e presidenti di commissioni. «Non toglierebbe legittimità ai politici e responsabilizzerebbe i partiti», spiega l’economista non più parlamentare. Enrico Letta («Ho imparato», il Mulino) propone invece di accorciare i tempi di vita delle legislature, da cinque a tre anni. «Tre — assicura — sono più che sufficienti per mettere in pratica ciò che si è promesso»; «per consentire la rielezione» a chi ha lavorato bene; e per determinare «un rapporto più sano tra vita professionale e impegno nelle istituzioni». E Carlo Calenda, che già in passato si era spinto fino a immaginare un Senato con eletti sorteggiati, invoca ora («Orizzonti Selvaggi», Feltrinelli) una democrazia progressista basata sul diritto alla formazione continua: «Dalle favole agli algoritmi». L’elenco delle idee potrebbe continuare, e del resto l’ex deputata, l’ex premier e l’ex ministro si rifanno a teorie e studi noti agli addetti ai lavori. Ma questi tre casi bastano a dimostrare quanto forte sia la volontà di contrastare la visione apocalittica dei cinquestelle. La premessa è comune: le nuove tecnologie applicate alla rappresentanza non possono più essere un tabù. E poiché la democrazia fatica ovunque, bisogna scegliere. «O la riformiamo o la perdiamo», dice Calenda. Tinagli suggerisce anche nuovi metodi di selezione della classe dirigente all’interno dei partiti, magari imitando i veneziani quando sceglievano il doge, cioè ricorrendo a quel metodo del sorteggio ponderato che Calenda non ha più riproposto e Letta esclude categoricamente. Ma dettagli a parte, l’alternativa creativa è in campo. Sebbene, per ora, solo nei libri.